Episodio spesso poco
considerato del cantautorato italiano settantiano, Infinite Fortune di Oscar Prudente del 1974, vedeva l’apporto tutt’altro
che secondario della penna di Ivano Fossati post Delirium. Difatti il ligure,
prima di addentrarsi in territori lontani dal prog con Goodbye Indiana del 1975, prestò la sua arte all’amico Prudente,
con cui aveva già firmato in coppia Poco
prima dell’aurora. Infinite Fortune per
anni è stato dimenticato dai più, e solo la valorizzazione e la riscoperta di
certe sonorità ha permesso di riportare a galla la figura di Prudente, autore
intelligente e trasversale. Il filo logico che unisce le tracce fornisce
un’idea di racconto piuttosto tipica di quegli anni e le idee di Prudente e
Fossati (autore di testi e parti di flauto) sono ben accompagnate da una certa
cura collettiva per i suoni da utilizzare (Otto
Ore), con trovate melodiche ad ampio respiro (la title track). Il contesto
narrato rispecchia problemi generazionali come il progresso, che finisce per alienare
l’uomo, e la voglia di essere liberi da qualunque prigione, anche mentale. La
narrazione si dipana tra brevi esperimenti, forma canzone ereditiera della
lezione battistiana e ovviamente ballate folk in cui si percepisce la mano di
Fossati. Tra ricordi del passato (La casa
vecchia), esperienze figlie delle difficoltà sociali (Il Furgone della Banca del Commercio) e sogni ad occhi aperti (Io vado a Sud), Prudente ci conduce nei
meandri di un’esistenza monotona e plumbea, che rispecchia l’andamento del
concept. Dopo questo disco il sodalizio la carriera di Prudente si è svolta
nell’underground, in seconda linea, mentre Fossati ha conquistato le più ampie
platee, pur non dimenticando del tutto alcuni amori giovanili, riproposti con
fare navigato in Not One Word del
2001 e Prog. Viaggio nel Rock Progressivo
del 2011. (Luigi Cattaneo)
Infinite fortune (Video)
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