mercoledì 12 maggio 2021

ETERNAL DELYRIA, Paradox of the mechanical angel (2020)

 

Secondo disco per i death metallers Eternal Delyria (Lutz alla voce, Clod alle tastiere e alla voce, Alex alla batteria, Thim e Nyx alle chitarre), che hanno pubblicato questo Paradox of the mechanical angel nell’aprile dello scorso anno. “Ad inizio del lavoro di scrittura abbiamo deciso che il termine prigionia, in tutte le sue sfaccettature, potesse essere un ottimo filo conduttore da seguire, e così abbiamo fatto. All’interno di ogni testo ne viene descritta una forma diversa, ed ognuna di queste espressa sotto molteplici punti di vista”. Anche l’artwork riprende i concetti appena espressi dalla band: “Decidemmo di rappresentare la prigionia in un concetto filosofico semplice ed attuale, ossia l’essere umano, estremamente insoddisfatto, crea tecnologia per elevare se stesso e sentirsi libero, senza però rendersi conto che, invece, lo sta rendendo prigioniero”. Il death metal del gruppo, infarcito di grandeur orchestrale e modernità, risulta atmosferico e oscuro, violento e cupo, andando a ricordare act italiani come Genus Ordinis Dei, Fleshgod Apocalypse, Ashcorn e Misteyes. Ritmiche possenti, riff di chitarra mastodontici e sinfonismi tastieristici tipici di un certo black metal accompagnano il growl di Lutz, lungo dieci pezzi ben scritti e ottimamente costruiti, a partire da From skin to rust, un death calibrato con cura dagli svizzeri, in bilico tra aggressività e melodia, forti di doti tecniche che emergono anche nelle successive Burning bridges e Beyond the veil, gotiche e dark, con le tastiere protagoniste delle accorte trame create. Il trittico finale, formato da Freely Enchained (uno dei singoli scelti per il lancio del disco), la potente The awakening e la drammatica Until death, è il suggello di un lavoro autoprodotto che mostra un quintetto consapevole dei propri mezzi e con ulteriori margini di crescita. (Luigi Cattaneo)

Paradox of the mechanical angel (Full Album)


  

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