Gli
Ornithos sono un intrigante spin-off di una delle realtà più interessanti del
panorama italico, il Bacio della Medusa, da cui provengono Diego Petrini, Eva
Morelli e Federico Caprai. La
Trasfigurazione è il visionario concept di debutto di questa band perugina,
in cui ritroviamo suoni e situazioni che spesso sono percepibili nella band
madre. Quindi non si fatica a trovare un contatto pressoché evidente con i nomi
storici del prog italiano, grazie a sonorità settantiane che vengono ben filtrate
da un’attitudine oscura, che emerge soprattutto in passaggi carichi di pathos
come La persistenza della memoria e Nuvole e luce. C’è qualcosa di remoto
nella musica degli Ornithos, probabilmente per via di quelle atmosfere che ci
calano in realtà passate che profumano di Orme e Delirium nelle parti più
leggere, di Banco del Mutuo Soccorso e Balletto di Bronzo in quelle più
sostenute, senza però cadere nel retorico, merito di una consapevolezza totale
delle proprie qualità. Perché qui non mancano elementi che tentano di
scombinare almeno un po’ le carte in tavola, e allora ci si imbatte in passaggi
intrisi di psichedelia, che lasciano il posto a robuste virate hard, senza
dimenticare di tanto in tanto il jazz rock, soprattutto nei brani strumentali,
che si lasciano preferire a quelli cantati (comunque molto gradevoli). Organo,
flauto, sax e il duo chitarristico formato da Antonello De Cesare e Simone
Morelli vengono messi al centro di trascinanti episodi come Somatizzando l’altare di fuoco, L’arrivo
dell’orco, Ritorno al … e La notte. Probabilmente
non avere un cantante come Simone Cecchini ha portato loro a concentrarsi
maggiormente sulle trame sonore, con risultati davvero soddisfacenti in
direzione di un progressive energico e vigoroso. Un disco ispirato che ad ora
è episodio isolato, in attesa che la
creatura Ornithos torni dal lungo letargo in cui è piombata. (Luigi Cattaneo)
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