domenica 16 maggio 2021

ORNITHOS, La trasfigurazione (2012)

 


Gli Ornithos sono un intrigante spin-off di una delle realtà più interessanti del panorama italico, il Bacio della Medusa, da cui provengono Diego Petrini, Eva Morelli e Federico Caprai. La Trasfigurazione è il visionario concept di debutto di questa band perugina, in cui ritroviamo suoni e situazioni che spesso sono percepibili nella band madre. Quindi non si fatica a trovare un contatto pressoché evidente con i nomi storici del prog italiano, grazie a sonorità settantiane che vengono ben filtrate da un’attitudine oscura, che emerge soprattutto in passaggi carichi di pathos come La persistenza della memoria e Nuvole e luce. C’è qualcosa di remoto nella musica degli Ornithos, probabilmente per via di quelle atmosfere che ci calano in realtà passate che profumano di Orme e Delirium nelle parti più leggere, di Banco del Mutuo Soccorso e Balletto di Bronzo in quelle più sostenute, senza però cadere nel retorico, merito di una consapevolezza totale delle proprie qualità. Perché qui non mancano elementi che tentano di scombinare almeno un po’ le carte in tavola, e allora ci si imbatte in passaggi intrisi di psichedelia, che lasciano il posto a robuste virate hard, senza dimenticare di tanto in tanto il jazz rock, soprattutto nei brani strumentali, che si lasciano preferire a quelli cantati (comunque molto gradevoli). Organo, flauto, sax e il duo chitarristico formato da Antonello De Cesare e Simone Morelli vengono messi al centro di trascinanti episodi come Somatizzando l’altare di fuoco, L’arrivo dell’orco, Ritorno al … e La notte. Probabilmente non avere un cantante come Simone Cecchini ha portato loro a concentrarsi maggiormente sulle trame sonore, con risultati davvero soddisfacenti in direzione di un progressive energico e vigoroso. Un disco ispirato che ad ora è episodio isolato, in attesa che la creatura Ornithos torni dal lungo letargo in cui è piombata. (Luigi Cattaneo)

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