Uscito ad ottobre
scorso, Il grande temporale è il
quarto lavoro firmato da Stefano Barotti, cantautore sempre molto attento alla
costruzione dei suoi dischi e qui accompagnato da una serie di ospiti come Fabrizio
Sisti, Jono Manson, John Egenes, James Haggerty e Max De Bernardi (ma la lista
dei presenti è molto lunga e la trovate acquistando l’album). Il mood vintage,
dal vago sapore progressivo, rimanda al percorso di artisti come Stefano Testa
o Oscar Prudente, complice un’atmosfera complessiva pacata ma incisiva, con
testi ispirati e che hanno la forza di raccontare, di tramandare storie come
sanno fare i grandi artisti. Le canzoni, sostiene
Barotti, respirano
in modo diverso, come se la mia musica fosse stata investita da un autentico
“cambiamento climatico”. Quasi un rito di passaggio, come il grande carnevale
citato nella title track. La mia intenzione nella canzone non è cambiata molto,
sono sempre io. Ma ho decisamente rinnovato il mio “guardaroba musicale”,
cucendo addosso ai brani vestiti inediti. Ne sono esempi l’ottima title track, la
brillante Painter loser, la malinconia per un passato lontano di Spatola
e spugna o la beatlesiana Tra il cielo e il prato, pezzi che possono
ricordare anche i contemporanei Mattia Donna e Michele Gazich. Le trame
drammatiche di Aleppo lasciano spazio alla citazione di Piero Ciampi in Stanotte
ho fatto un sogno e all’omaggio ironico al decano Tom Waits in Mi
ha telefonato Tom Waits, mentre Quando racconterò predilige un
approccio sospeso tipico del miglior Nick Drake. Jannacci viene citato, anche
musicalmente, in Enzo, prima della struggente Marta e della
conclusiva Tutto nuovo, delicata traccia dedicata al figlio e gradevole
epitaffio di un disco che mostra il talento di un autore raffinato e dal nitido
talento. (Luigi Cattaneo)
Quando racconterò (Video)
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