Aspettavo il ritorno
dei The Worm Ouroboros dal 2013, anno dell’uscita di Of things that never were, edito dall’italiana AltrOck/Fading,
disco d’esordio che aveva calamitato l’attenzione degli appassionati di prog
sinfonico. Nati nel 2006 in Bielorussia, Vladimir Sobolevsky (tastiere e
chitarre) e Sergey Gvozdyukevich (flauto e basso) si sono da sempre ispirati al
prog dei ’70 figlio di Genesis e Focus, un cordone ombelicale con quello
storico periodo che ovviamente guarda anche all’Italia, patria di tante
memorabili realtà. Legame che si fa ancora più stretto in considerazione del
fatto che il nuovo Endless way from you viene
pubblicato da un’altra etichetta italiana, la Lizard di Loris Furlan, sempre
attento quando si tratta di proporre musica di grande spessore. E quella qui
presente non fa difetto, perché il trio, completato dal grande drumming di
Mikhail Kinchin, oscilla tra suggestive melodie, oscuri incanti sinfonici,
arrangiamenti preziosi e spinte canterburiane di soave bellezza. La struttura
prettamente strumentale dell’album mostra la capacità della band di creare
bozzetti raffinati, capaci di far sognare ad occhi aperti, di trasportare in
luoghi immaginifici, tra partiture romantiche e incisive evoluzioni elettriche.
I 14 minuti di Cycles aprono l’album,
una suite sontuosa, dove troviamo espresso tutto il background di questi
magnifici musicisti, prima di Clouds to
owings mills, che sembra omaggiare Le Orme, e Stone and Lydia, che chiude un trittico iniziale davvero ottimo. Quest of the kingfisher vede la presenza
non secondaria dei timpani di Alexandra Gankova, scelta curiosa che fa il paio
con il vibrafono in Muralidaran,
confermata nella successiva Ascension,
altro brano di grandissimo livello. La seconda suite è The reality you can’t stop dreaming, dove troviamo l’apporto di
Vitaly Appow al fagotto, in un interplay fiatistico con il flauto di sicuro
effetto. La varietà di stile, pur all’interno di sezioni puramente progressive,
è una costante che ci accompagna anche nelle restanti The whistler shrill (arricchita dall’oboe di Aliona Sukliyan) e
nella conclusiva Tràigh bheasdaire,
delicato finale di un ritorno tanto atteso dal sottoscritto quanto appagante.
(Luigi Cattaneo)
The reality you can't stop dreaming (Video)
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