È sempre bello ritrovare
personaggi che hanno contraddistinto la stagione d’oro del progressive
italiano, anche dalle retrovie come Roberto Carlotto, in arte Hunka Munka,
tastierista che nel 1972 pubblicò Dedicato
a Giovanna G., album riscoperto
negli anni dai tanti appassionati del genere. Il sapiente uso delle tastiere,
di cui Carlotto era un grande esponente, colorava un disco dai forti accenti di
pop orchestrale, accostabile agli Aphrodite’s Child di Demis Roussos e
Vangelis, un lavoro molto ancorato alla decade di uscita ma che mantiene un
proprio fascino anche a distanza di tempo. Dopo le collaborazioni con DiK Dik nei
’70 e Analogy dal 2011 al 2016, il musicista varesino torna ora con Foreste interstellari, uscito nel 2021
per Black Widow Records e registrato insieme a Joey Mauro (tastiere), Gianluca
Quinto (chitarra), Andrea Arcangeli (basso), Andreas Eckert (basso),
Marcantonio Quinto (batteria), Alice Castagnoli (voce) e Tony Minerba (voce), un’ottima
line up per un come back davvero molto gradevole. Il progressive rock sinfonico
incontra sì il pop come 50 anni fa (Amanti
come noi, vicinissima ai Procol Harum) ma anche qualche soffio hard (Brucerai), sviluppa trame strumentali
interessanti (I cancelli di Andromeda),
rimanda a canoni consueti ma esemplari (Idee
maledette) e motivi per synth (L’uomo
dei trenini), facendo emerge una buona coesione d’insieme e la voglia di riprendere
un discorso interrotto purtroppo troppi anni fa. (Luigi Cattaneo)
Foreste interstellari (Video)
Interessante e derivativo. Ben suonato, le progressioni armoniche sono gradevoli e gli arrangiamenti orchestrali molto impattanti. Bella la pausa pianoforte/chitarra. La voce non mi fa impazzire, dovrebbero trovare un cantante con caratteristiche più personali. In ogni caso, un buon lavoro. Andrò a cercare altri brani.
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