Quarto album per i
Fankaz, band oramai sulla scena da diversi anni e alfieri di un suono che si
muove con disinvoltura tra emocore, punk rock e hardcore. Anche In hindsight
non fa eccezione, una colata sparatissima che abbina velocità e linee
melodiche tipiche di certe band di fine ’90 inizio 2000, come Thrice, Dead
Poetic e The Black Maria. La tecnica non manca ai ferraresi formati da Ricki
(chitarra, voce), Mora (basso, voce), Pole (batteria) e Ambro (chitarra,voce), così
come le idee, molto legate all’estetica del genere, un campo in cui il
quartetto si muove con passione e professionalità. Manca probabilmente
l’effetto sorpresa, quel qualcosa che ti fa emergere realmente rispetto ad
altre band, ma ciò non toglie che pezzi come Solace o Scars siano
assolutamente indicativi della qualità del gruppo. Nota finale per le ottime Modern
days, con Alessandro Gavazzi dei Thousand Oaks, e Watch me fail, registrata
in compagnia di Etienne Dionne dei Mute. (Luigi Cattaneo)
Modern days (Video)
Beh... dire derivativi anni 95-primi 2000 è dire poco. Un paio di riff di chitarra interessanti e una buona verve, ma, secondo me, nulla di più.
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