martedì 30 gennaio 2024

GIANT THE VINE, A chair at the backdoor (2023)

 

Avevamo lasciato i Giant the Vine nel 2019 con l’ottimo Music for empty places, un lavoro dove emergevano le influenze di band come Mogwai, Porcupine Tree e King Crimson. Il progressive sullo sfondo di composizioni dal sapore post rock, un’attitudine confermata dall’ultimo A chair at the backdoor, un disco ambizioso, immaginifico, in equilibrio perenne tra sprazzi virtuosi e sognanti melodie che mozzano il fiato per il pathos impresso. Le trame strumentali del quartetto formato da Antonio Lo Piparo (basso), Daniele Riotti (batteria), Fulvio Solari (chitarra) e Fabio Vrenna (tastiere, chitarra) si esaltano in Jellyfish bowl (arricchita dal piano di Simone Salvatori), nella malinconica Protect us from the truth (marchiata dal duplice intervento di Ilaria Vrenna al piano e Gregory Ezechieli al sax) e nella lunga title track (ancora con Ezechieli), magnifici esempi dell’eleganza compositiva della band, esaltata dal contributo di Ronan Chris Murphy, producer americano noto per le collaborazioni con artisti del calibro di King Crimson, Ulver e Aurora. Un album maturo e di grande fascino, a tratti commovente nel suo sviluppo creativo, perfetto per questa stagione fatta di nebbie mattutine e paesaggi spogli, perché la musica dei Giant the Vine sa narrare a chi ascolta, esalta il non detto attraverso un racconto fitto di suggestioni. (Luigi Cattaneo)

Glass (Video)



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