lunedì 18 marzo 2024

LUCA LO BIANCO QUARTET, Human Plots-Six extraordinary acts and a city (2023)

 

La forza di un gesto raccontata attraverso la musica. Catturare immagini, sensazioni, conseguenze di atti straordinari narrandoli con note e suoni. L’idea trasformata in disco da Luca Lo Bianco, contrabbassista a capo di un quartetto completato da Achille Succi (clarinetto, sax), Samuel Leipold (chitarra) e Clemens Kuratle (batteria), che in Human Plots – Six extraordinary acts and a city musicano l’urgenza del fare, dell’esserci seguendo un bisogno legato al concetto di umanità. Storie che guardano lontano ma che si legano definiscono l’album come concept, intriso di un unico pensiero, che è quello di avere delle necessità che portano all’azione, come quelle di Danuta Danielsson in This heavy handbag, oppure di Abdel Kader Haidara in The librarian of Timbuktu, o ancora Gerusalemme vittima dell’immobilismo in Silent eyes di Paul Simon. Lo Bianco porta avanti il suo jazz laminandolo di una propulsione rock che oscilla tra melodie levigate e strutture articolate, atmosfere immaginifiche e suggestioni arcaiche, parti elettriche e acustiche, il tutto sviluppato tramite un interplay ricercato e sempre godibile. Terzo disco da solista maturo e scritto in maniera ineccepibile per Lo Bianco, nonché ennesima conferma della bontà del catalogo della salentina Gleam Records. (Luigi Cattaneo)

323 (Video)



venerdì 15 marzo 2024

GOAD, Titania (2023)

 

Culto della scena prog nostrana, i Goad di Maurilio Rossi negli hanno hanno incarnato lo spirito dark e atmosferico di nomi storici dei ’70 come Van Der Graaf Generator e King Crimson, e non fa eccezione il nuovo Titania, elegante, oscuro e affascinante, come spesso è capitato per le uscite dei toscani (il cui primo album risale al lontano 1994). Pubblicato da My Kingdom Music, il disco è suonato e scritto interamente da Rossi, con l’ausilio di alcuni ospiti, Gianni Rossi (chitarra), Paolo Carniani (batteria), Martino Rossi (tastiere, basso), Frank Diddi (chitarra, sax, flauto) e Alex Bruno (chitarra, violino, oboe). Maurilio decide di continuare ad esplorare la letteratura inglese, omaggiando Titania, protagonista di Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, oltre che il poeta John Keats in alcuni passaggi, concependo un lavoro complesso che necessita di diversi ascolti per essere compreso. L’aurea dark che permea lo sviluppo compositivo, come da tradizione, si manifesta anche nella produzione, una scelta che rispecchia le suggestioni di Upon a little hill, To one ho has e Who sent we some roses. Splendida ed epica la suite Beauty is truth, divisa in sei capitoli, mostra tutta l’arte decadente del progetto Goad, nonché la dote di esplorare più paesaggi sonori all’interno dello stesso album. Postilla non di poco conto, anzi del tutto rilevante, è la presenza di un secondo disco, un live registrato in buona parte al Teatro della Gioventù di Govi nel dicembre del 2006 (tre brani sono invece stati registrati in studio nel 2022) con formazioni differenti ma col medesimo spirito, un documento imperdibile per ogni ammiratore dei Goad e più in generale del progressive italiano. (Luigi Cattaneo)

Full Album



lunedì 11 marzo 2024

CON ALMA TRIO, Con Alma Trio meets Jerry Bergonzi (2016)

 


Uscito nel 2016, Con Alma Trio meets Jerry Bergonzi, è un lavoro che da subito mi ha affascinato, soprattutto per via dell’entusiasmo e dell’interplay di alto livello che si percepisce passaggio dopo passaggio. Il trio, Vito Di Mogugno (organo Hammond), Guido Di Leone (chitarra) e Mimmo Campanale (batteria), incontra il sax di Bergonzi, bravissimo in ogni intervento e capace di amalgamarsi con grande facilità al resto della band, donando una prestazione encomiabile per la riuscita del disco. Gli spunti sempre affascinanti dell’Hammond vengono ampiamente sostenuti da un groove ritmico costante, su cui si adagiano le note del sax dell’americano, ma è tutto il gruppo a muoversi con sicurezza lungo un album dove la scrittura è stata ben divisa tra i vari interpreti, che hanno regalato non solo una prova tecnicamente matura, ma hanno anche dimostrato un songwriting attento e curato. Ovviamente il suono dell’organo è molto caratterizzante (e Di Modugno è tra i massimi esponenti dello strumento) ma la bellezza di quest’opera risiede nel senso di collettività che viene espresso in brani come Bi-Solar, Kynard, Blue night e Maki Papi, ricchi di fantasia, suggestioni, tecnica e swing. (Luigi Cattaneo)

 

sabato 9 marzo 2024

LAB X, Ikigai (2023)

 


Esordio per i Lab X, quartetto formato da Enrico Lorenzini (tastiere, già nel progetto Art, due ottimi dischi qui recensiti), Giacomo Calabria (batteria, anche con i Qvintessence, di cui parlammo ai tempi dell’uscita del loro omonimo), Alberto Bergonzoni (chitarra) e Luca Nicolasi (basso, anche lui membro dei Qvintessence), che con questo Ikigai sfornano un lavoro in bilico tra progressive rock, heavy e fusion, divinamente suonato ma soprattutto carico di idee. Ciò infatti che fa la differenza in album di questo tipo è quanto si riesca ad essere coinvolgenti (rimanendo in Italia penso a Red Zen, Acqua Libera o Gran Torino), perché il rischio di autocelebrazione della propria dote tecnica è sempre dietro l’angolo. Non avviene questo in Ikigai, che ho percepito da subito suggestivo e immaginifico, sin dall’iniziale The Ronin’s memories, che ha il merito di guidarci nella fase iniziale dell’album, che si sviluppa lungo brani come Duty against feelings, tra jazz rock e metal, JY Line, sontuosa composizione jazz rock, la splendida The Monk, con il suo crescendo appassionante, e Streets of Shibuya, che conclude questo omaggio al Giappone nella maniera più adeguata, mantenendo sì una certa robustezza di base, ma arricchendola di sensazioni più cupe. Un debutto splendido, soprattutto per chi ama certe sonorità (si possono citare Rush, Dream Theater, Planet X), compatto, complesso, ma sempre attento all’aspetto compositivo, anche quando si spinge sul versante virtuoso la proposta risulta comunicativa e ricca di pathos, aspetto tutt’altro che scontato quando si ascoltano album di questo tipo. (Luigi Cattaneo)

The Ronin's memories (Video)



martedì 5 marzo 2024

ABOVE THE TREE & DRUM ENSEMBLE DU BEAT, Afrofulu (2024)

 


L’unione di intenti, l’incontro che diviene capacità di comprendersi, lo spirito collaborativo atto alla creazione, aspetti che diventano essenziali quando si decide di sviluppare processi aperti e contaminati. Sotto quest’ottica va letto Afrofulu, dove troviamo Marco Bernacchia ed Edoardo Grisogani dare vita ad una combo che mette insieme elettronica, trance ed etnica africana, un connubio artistico palpitante, già sperimentato nel 2014 con Cave Man, in cui Above the Tree ha vestito i panni del produttore artistico, lavorando al disco partendo da registrazioni di beat e ritmi ad opera di Grisogani e di Luca Rizzoli. Ne viene fuori così un lavoro fortemente contemporaneo, dove la partitura elettronica viene arricchita da ritmi afro beat, oltre che da sample vocali di canti tradizionali dei popoli sub-sahariani ed estratti di discorsi pubblici fatti da Malcom X e Martin Luther King, un’apparente follia che però funziona, come spiegano i protagonisti del progetto. Afrofulu significa letteralmente afro spazzatura. Nasce dall’idea di realizzare registrazioni casuali di batteria per poi rimontarle utilizzando come riferimento estetico un immaginario legato alle corse d’auto clandestine, alle nuvole di sabbia, alle gare di macchina truccate in maniera artigianale, alle foreste tropicali, ai graffiti scoloriti, con forti riferimenti al collasso occidentale. Una sorta di Blade Runner nelle sabbie, che parte dal Niger e arriva nelle discoteche afro del mare Adriatico, con riferimenti alla nu-club, alla trance e alla techno anni ’90. (Luigi Cattaneo)

domenica 3 marzo 2024

ROXENNE, Pyroxene (2023)

 


Dietro il nome Roxenne si cela Rebecca Magri, polistrumentista con all’attivo collaborazioni con Cristiano Godano, Roberto Dellera e Jem Tayle, oltre che esperienze in band come Hapnea, AyahuascA e Kaptain Preemo. L’attuale progetto prende il via nel 2021 e arriva ora ad un ep, Pyroxene, suonato insieme a Mattia Mazzeo (chitarra) e Marco Mainardi (basso), mentre la parmigiana si divide tra voce, batteria e tastiere. Un lavoro breve ma intrigante, curioso, vagamente psichedelico e molto curato, non solo dal punto di vista sonoro ma anche dei testi, che paiono veicolo per sconfiggere demoni e paure. Oltre alle esperienze già importanti avute dalla cantautrice nel suo percorso, è ravvisabile in questa opera prima l’amore per Beth Gibbons e Lana Del Rey, tenute però sullo sfondo di un disco delicato e suggestivo, anche per merito di un efficace uso dei sintetizzatori analogici. Si sviluppano così brani profondi come Chimismo e Savoir-faire, le atmosfere fantasy e metaforiche di Supreme soft porn meditation for young space soldiers e Pyroxene, ma anche trame pregne di groove come Selvatica, finale di un esordio che pone le basi per successivi sviluppi. (Luigi Cattaneo)


venerdì 1 marzo 2024

GABRIELE GASPAROTTI, Quando il mare le fa oscillare (2024)

Quando il mare le fa oscillare è il secondo di una serie di brani inediti registrati live en plein air, che anticipano il nuovo album di Gasparotti in uscita in primavera per l'etichetta americana Important Records e per Dio Drone.


Gabriele Gasparotti descrive così il processo che lo ha portato alla composizione di questo brano: «Sentii sgorgare le note da una sorgente, cadevano dall’alto in verticale, le percepii come luci opalescenti e mollicce che si adagiavano su una superficie liquida, le raccolsi e le diedi in mano a Benedetta, che iniziò a stenderle con movimenti d’arco sulle corde del suo violoncello — capii che lei stava dipingendo coi suoni i movimenti delle stelle quando il mare le fa oscillare».



La composizione, come da partitura, è eseguita su una scogliera nelle prime ore del mattino e realizzata da Benedetta Dazzi, traduttrice letteraria, violoncellista e sound designer che commenta così l’esperienza: «Grazie a Gabriele Gasparotti di aver portato il mio violoncello sull’acqua e di aver ricordato – a lui e a me – che è capace di flottare, che l’arco sa fendere le onde. E di avermi insegnato che a guardare tra le crespe, talvolta, si riesce a tagliare la corrente». 




Il brano è stato registrato in presa diretta su nastro magnetico con un Revox B77 HS (la versione “portatile” dello storico Studer con cui venivano incisi i master degli album negli studi di registrazione prima dell’era digitale).


Quando il mare le fa oscillare (Video)


https://www.youtube.com/watch?v=Gth92ZbyGpY 

ROZ VITALIS, Quia nesciunt quid faciunt (2023)

 


Dopo lo splendido The hidden man of the heart, tornano i Roz Vitalis del tastierista e compositore Ivan Rozmainski, alla guida di un collettivo completato da Ruslan Kirillov (basso), Vladislav Korothikh (flauto), Vladimir Semenov (chitarra), Tyan Shansky (chitarra), Evgeny Trefilov (batteria, tastiere) e Alexey Gorshkov (tromba). Quia nesciunt quid faciunt mette insieme progressive, canterbury sound e rock sinfonico, per quanto meno presente rispetto al precedente album, dove grande spazio era dato ad un quartetto d’archi, che ampliava gli orizzonti del gruppo russo. Il titolo in latino è un riferimento agli eventi bellici degli ultimi anni e alle violazioni dei diritti umani in alcune regioni del mondo, raccontati attraverso un lavoro fortemente immaginifico, ricchissimo di soluzioni e con al suo interno qualcosa di spirituale. Un disco che conferma la grande qualità dei Roz Vitalis, capaci di appoggiarsi alle strutture tipiche del prog per creare prospetti attuali e contemporanei, anche grazie ad un’oculata scelta di suoni e ad arrangiamenti finemente eleganti. Per acquistare l'album potete visitare la seguente pagina https://rozvitalis.bandcamp.com/album/quia-nesciunt-quid-faciunt (Luigi Cattaneo)

martedì 27 febbraio 2024

VITO DI MODUGNO QUARTET WITH FAUSTO LEALI, Black, white and blues (2023)

 


Nuovo disco per Vito Di Modugno, straordinario hammondista dall’intensa e variegata carriera, sviluppata spesso in trio e quartetto, che in questo Black, white and blues (uscito per Abeat Records) si fa accompagnare dall’inconfondibile voce di Fausto Leali. Con loro Michele Carrabba (sax), Pietro Condorelli (chitarra) e Massimo Manzi (batteria), tutti eccelsi nel supportare la graffiante ugola di Leali in pezzi come Angelitos negros (già da lui incisa con il titolo Angeli negri nel 1968), Georgia on my mind (portata al successo da Ray Charles) e Knock on wood (un grande classico del rhythm and blues). Non da meno What mama told me e The eyes of soul, ben scritte e ottimamente interpretate, mentre Germana Schena duetta con Leali in Memories on my mind, un altro originale molto riuscito. Black, white and blues conferma la solidità dei progetti di Vito Di Modugno, sempre curatissimi, espressivi e magnificamente suonati. (Luigi Cattaneo)

domenica 25 febbraio 2024

TIA PALOMBA & THE LAZY FOLKS, Campfire stories (2022)

 


Uscito nel 2022, Campfire stories è il secondo disco di Tia Palomba (voce, batteria, basso, chitarra, armonica) con i suoi The Lazy Folks (un gruppo aperto in cui troviamo, tra gli altri, Adriano Mestroni banjo, chitarra e mandolino, Davide Badiali chitarra, Luca Angeleri hammond, piano e rhodes), un racconto sincero e viscerale portato avanti tramite un discorso fatto di folk, southern rock e roots. La limpida scrittura di Palomba ha portato ad un lavoro articolato ma scorrevole, che coinvolge e si lascia ascoltare sin da subito, anche grazie ad arrangiamenti che esaltano il materiale proposto, rendendo l’album un immaginifico corollario di Americana. Into the wood, The book e Keep on running sono solo alcuni dei momenti più significativi di un disco ottimamente suonato e ricco di idee. (Luigi Cattaneo)

 

venerdì 23 febbraio 2024

ROZ VITALIS, The hidden man of the heart (2018)

 

Uscito nel 2018, The hidden man of the heart è il decimo disco in studio dei Roz Vitalis, gruppo guidato dall’estroso tastierista Ivan Rozmainsky. Con lui Vladimir Efimov (chitarra), Vladimir Semenov (chitarra), Tyan-Shansky (chitarra), Alexey Gorshkov (tromba, chitarra), Vladislav Korotkikh (flauto), Ruslan Kirillov (basso) e Philip Semenov (batteria), oltre che una serie di ospiti e un quartetto d’archi importantissimo per lo sviluppo del suono dell’opera, che si completa, rispetto al passato, di momenti vicini alla musica da camera. Un espediente tutt’altro che secondario, anzi, l’abito con cui si veste The hidden man of the heart è ricchissimo, elegante e a tratti ineccepibile. Il pathos raggiunto dall’utilizzo maestoso di fiati e archi, la costruzione certosina di certe dinamiche, l’imponente songwriting, sono alcuni degli aspetti maggiormente rilevanti di un album dove Rozmainsky appare come un compositore in grado di coniugare progressive e classica contemporanea, gestendo con grande esperienza l’ampia strumentazione pensata per il disco. Il notevole senso melodico, abbinato a strutture complesse e sofisticate, funziona all’interno di un lavoro ambizioso, eclettico, pregno di nobili atmosfere, ma sempre scorrevole nel suo mutare faccia nel percorso, mostrando come si possa essere variegati mantenendo forte il senso di unità del racconto proposto. (Luigi Cattaneo)

Full Album



 

giovedì 22 febbraio 2024

ALECO, Gli amori alle stazioni (2022)

 


Terzo disco per Aleco, pseudonimo di Alessandro Carletti Orsini, una carriera da cantautore tanto breve quanto intensa, visto che in pochi anni ha sfornato già un tris di lavori. Mi ero già espresso sulle precedenti uscite, sempre firmate da Alessandro con Andy Micarelli (compositore e arrangiatore), dall’interessante esordio L’ultima generazione felice al seguente Il sapore della luna, che tra alti e bassi lasciava trasparire come sotto la superficie ci fosse un buon potenziale. E qui arriva forse il problema dell’ultimo Gli amori alle stazioni, che pur risultando piacevole per quel climax nostalgico e ottantiano che sprigiona (forse l’aspetto migliore nel complesso), non compie il balzo in avanti che mi aspettavo, soprattutto nel songwriting, che alterna momenti ben elaborati come la ballata Bella, la title track cantata con Antonella Gentile e la suggestiva I fantasmi, ma altri davvero troppo leggeri, su tutti L’isola/La tresca e la parte rap di David Midnight in Notte prima degli esami/Questa notte è ancora nostra, francamente rivedile e con poco mordente. Un peccato a mio modo di vedere, non veniale, perché se è vero che si percepisce netta la passione con cui si è lavorato sul prodotto, dall’altro lato l’esperienza acquisita dovrebbe portare ad una maggiore attenzione su suoni, scrittura e parti vocali, un vestito che tratteggia strutture pop a discapito di quelle maggiormente cantautorali, che probabilmente, se sviluppate, potrebbero dare maggiore profondità alla musica di Aleco. (Luigi Cattaneo)


BALDO & I GIOVANI, L'ora d'aria (2023)

 


Curioso esordio per Baldo & i Giovani (bizzarro anche il monicker scelto), gruppo formato da Alan Malusà Magno (chitarra, voce, già con Afar Combo, Blue Cash e The High Jackers), Gabriele Cancelli (tromba), Mirko Cisilino (tromba, trombone), David Cej (fisarmonica), Marzio Tomada (contrabbasso) e Marco D’Orlando (batteria). I friulani guardano con gioia allo swing, condendo il loro songwriting di brio e spensieratezza, una leggerezza che non fa rima con vacuità, perché L’ora d’aria è un lavoro che si lascia ascoltare con gusto più volte. Non mancano riferimenti agli anni ’30 di Fats Waller, Slim Gaillard e Cab Calloway, oltre che al jazz delle origini, il tutto filtrato nell’ottica della forma canzone, presentata in una veste sì scanzonata ma anche molto curata. Equilibrio tra le parti ravvisabile in brani come Luce o Il piede sa, ma è la loro visione d’insieme a giocare tra improvvisazione e arrangiamento estemporaneo, ricercando aperture dixieland del passato da rielaborare con la consapevolezza di una band radicata nel 2024. Tradizione italiana, era swing ed epoca pre-bebop vanno a braccetto in un lavoro scorrevole e piuttosto piacevole. (Luigi Cattaneo)


sabato 17 febbraio 2024

PARRIS HYDE, Unlock your freedom (2022)

 

Ci eravamo già occupati di Parris Hyde ai tempi dell’uscita del gradevole ep Undercover 1, un lavoro che mi aveva fatto conoscere la storia del leader di questo gruppo completato da Roby Kant (basso, chitarra) e Karl Teskio (batteria). Hyde, in giro dagli anni ’80 con progetti sempre pieni di passione (Bonecrusher, Waywarson, Middle Ages, giusto per citarne qualcuno), con questa nuova avventura, in cui si divide tra canto, chitarra e tastiere, ha già firmato due ep e due album, tra cui questo Unlock your freedom, pubblicato nel 2022 per Missleader Records. Un disco brillante, più a fuoco e strutturato rispetto al precedente Mors Tua Vita Mea ma sempre intriso di verace hard & heavy, tra sparate classiche e qualche apertura maggiormente contemporanea (ma sempre guardando alle radici di un certo suono). L’opera si sviluppa in quasi un’ora attraverso brani che guardano al metal (Secret lover, cruel murder), sporadiche ma efficaci composizioni ad alto tasso emotivo (Home is where the heart is) e trame più darkeggianti (l’ottima The head undead). Lavoro molto interessante che parrebbe essere l’ultimo capitolo di questa storia, almeno da quanto ha dichiarato Parris a ottobre 2023, annunciando lo scioglimento della formazione di Unlock your freedom per proseguire come solista, mantenendo però invariato il monicker. (Luigi Cattaneo)

I love you, I killed you (Video)



venerdì 16 febbraio 2024

MODERN ART TRIO, Modern Art Trio (1971, ristampa 2023)

 


Arriva dal lontano 1971 questo reperto storico firmato Modern Art Trio, unico lavoro in studio del gruppo formato da Franco D’Andrea (pianoforte, piano elettrico, sax), Franco Tonani (batteria, tromba) e Bruno Tommaso (contrabbasso). Siamo alla terza ristampa del disco (stavolta per l’ottima Gleam Records), una nuova edizione che nella forma in mio possesso ricorda graficamente quelle della BTF dedicate al progressive italiano dei ’70, comprensiva di booklet che definire generoso ed esaustivo è poco (motivo in più per acquistarla). Un album affascinante, in cui spicca la grande libertà esecutiva dei musicisti, ma anche la coerenza con cui sviluppano i suoni delle sei composizioni (cinque originali e una personale interpretazione di Ain’t necessarily so di Gershwin), oltre che la grande professionalità che già albergava in interpreti ancora giovani. La complessità strutturale con cui il trio porta avanti un discorso fatto di serialismo e free jazz, un unicum nel panorama italiano di quel periodo, è una delle ragioni che hanno portato alla storicizzazione di questa pubblicazione nei decenni, ma anche l’estro, che dipinge scenari inconsueti e suggestivi, è chiave di lettura per comprendere a fondo l’opera. 



Lo studio di inedite forme portarono Tonani e D’Andrea, a partire dal 1967, quando si ritrovarono vicini di casa a Roma, a comporre guardando alle nuove tendenze allora presenti e la scia avanguardistica emanata è arrivata sino ai nostri giorni, perché questo è il destino dei dischi che marchiano un’epoca, ossia travalicare il concetto di tempo per essere identificati come modello. Certo qualche riferimento a mostri sacri come Ornette Coleman, Archie Sheep e Don Cherry è ravvisabile, un modo di intendere che ritroviamo nella lunga Un posto all’ombra, tra improvvisazione ardita e articolati incontri tra le parti, ma il nodo con le avveniristiche pulsioni americane si manifesta nel controllo polistrumentistico del trio, che soggiogava alla propria ferrea visione i timbri disponibili, creando un interplay fantasioso e audace, come nella conclusiva Beatwiz (magistrale ed evocativo l’archetto utilizzato da Tommaso nel tema di contrabbasso). Free e rigore avanzano quindi di pari passo, tra ricerca sulla musica seriale e spinte innovative extraeuropee, punti d’appoggio su cui Modern Art Trio ricava un’esperienza unica all’interno del jazz (progressivo?) italiano, che si propagherà per Tommaso nei suoi dischi da solista e in D’Andrea nei seminali Perigeo, oltre che nei lavori da leader (Tonani lascerà invece il mondo del jazz nel 1980). Per acquistare l'album è possibile visitare la pagina https://gleamrecords1.bandcamp.com/album/modern-art-trio (Luigi Cattaneo)





martedì 6 febbraio 2024

BLEWITT, Exploring New Boundaries (2023)


 

Exploring New Boundaries è l’esordio dei Blewitt, estroso trio formato da Stefano Proietti (piano), Oscar Cherici (basso) e Gian Marco De Nisi (batteria), anche se è bene ricordare Overture, ep del 2022. Un lavoro molto ricco, esaltato dal tocco di Adrian von Ripka e Philipp Heck, ingegneri del suono di grande fama che hanno donato la loro esperienza alle già eleganti trame architettate dal gruppo. Lo sguardo del terzetto si posa non solo sul jazz, ma anche sul rock e la classica (seppure in maniera meno evidente), una sintesi di idee che trova sbocco nella personalità di Cherici e Proietti, sia quando sviluppano porzioni solistiche efficaci, sia quando calano l’asso di un interplay maturo e trascinante, merito anche di De Nisi, bravissimo nel sostenere con maestria e sempre senza strafare l’equilibrio globale della proposta. Un progetto d’equipe, con un piede nel passato del genere e uno nel contemporaneo, basti ascoltare l’omaggio a Wayne Shorter in Footprints e quello a McCoy Tyner in Passion dance, e brani originali come Red sun, Il fuoco di Lauridsen o Tormenta, costruiti ottimamente con una saggia fusione di elementi e l’istintivo bisogno di non rimanere aggrappati ad un unico linguaggio. (Luigi Cattaneo)


lunedì 5 febbraio 2024

SONATA ISLAND KOMMANDOH, Quasar Burning Bright (2020)

 


Uscito nel 2020, Quasar Burning Bright è l’ultimo lavoro ad oggi registrato dal progetto Sonata Island Kommandoh (evidente il riferimento a Mekanik Destruktiw Kommandoh dei Magma), interessantissimo ensemble fondato da Emilio Galante, flautista e compositore, nel lontano 1998. Sperimentali nell’approcciare territori differenti, dal jazz alla classica, passando per rock e musica da camera, il quintetto completato da Giovanni Venosta (tastiere, enorme compositore di soundtrack, spesso al lavoro con Silvio Soldini), Alberto N.A. Turra (chitarra), Stefano Grasso (batteria) e Stefano Greco (programmazione, elettronica), in questo disco esplora, come spesso ha fatto, mondi variegati, tirando una linea di raccordo tra avanguardia, R.I.O., free e progressive, convincendo anche grazie a ritmiche ricche di groove, elemento che rende l’aria decisamente più frizzante rispetto a tante uscite di questo tipo. Una proposta che si fa ascoltare con entusiasmo sin dalle prime note di Aphantasia QBB, quasi otto minuti abbaglianti, seguiti dalle ottime Susac Casus e Mod-D QBB 115 bpm, episodi che mostrano la grande capacità del quintetto di contaminare la propria arte. Dopo altri due brani di notevole fattura come Think atomic e Mod-5 QBB 125 bpm, leggermente più snelli rispetto a quanto sinora ascoltato, arriva la conclusiva It ain’t necessary so, delicato e raffinato omaggio alla poetica di Gershwin, nonché finale di un disco suggestivo e pieno di fantasia. (Luigi Cattaneo)

domenica 4 febbraio 2024

ZAGARA, Duat (2023)

 


Nato a Torino nel 2017, il progetto Zagara (Daniele Cimino voce, chitarra, tastiere, Federico Mao basso, moog, chitarra acustica e Federico Bevacqua batteria, drum samples) si presenta al pubblico dapprima con un ep (Trovandoci la mente del 2019) e poi con Duat, lavoro breve ma intenso, foriero dell’attitudine del trio, che contamina la propria proposta guardando ai molteplici territori del genere. È così che la forza propulsiva insita nel sound si attenua attraverso il moog di Mao e le tastiere di Cimino, con le chitarre distorte che incontrano campionamenti e sequenze. Brani saturi di elettricità e di forza propulsiva stoneriana, ma il mirino sovente si sposta in direzione di quel grunge novantiano narrato con personalità, senza tralasciare pillole di onirica psichedelia, il tutto tracciato all’interno di una forma canzone ammantata di surrealismo. Per acquistare e ascoltare l’album potete visitare la pagina https://zagara.bandcamp.com/album/duat (Luigi Cattaneo)

venerdì 2 febbraio 2024

GABRIELE GASPAROTTI, Per sempre (2024)



È uscito Per Sempre,  il primo di una serie di brani inediti registrati in live sessions in luoghi  inusuali ed estremi, che anticipano il nuovo album di Gabriele Gasparotti in uscita in primavera.

link al video: https://www.youtube.com/watch?v=4eC6rAG_tfo

Un progetto che vedrà alternarsi ogni mese un brano per Buchla Music Easel e nastro magnetico a un brano per violoncello e live electronics e che nasce da un’intensa collaborazione tra Gabriele Gasparotti e la violoncellista e sound designer Benedetta Dazzi. Ogni brano è stato registrato in presa diretta su nastro magnetico con un Revox B77 ad alta velocità (la versione “portatile” dello storico Studer con cui venivano incisi i Master degli album negli studio di registrazione prima dell’era digitale).

“In due anni di tour ho sentito mutare le mie composizioni nel tempo, le ho sentite trasformasi ogni volta che il suono si rifletteva in stanze diverse a seconda del materiale delle pareti, della planimetria della stanza, della vibrazione del pubblico, di come me e Benedetta risuonavamo nella stanza, di come il suono risuonava in noi e di come noi risuonavamo l’uno con l’altra. Insieme abbiamo deciso di ricreare quella stessa esperienza portando la nostra musica “en plein air” o in vari studi di registrazione e documentarne i cambiamenti. La mutazione di ogni idea compositiva primigenia ha portato allo sviluppo del nuovo album che uscirà nella primavera del 2024.  Così come per il suono abbiamo utilizzato registratori e supporti diversi per quasi ogni brano, anche per il video abbiamo utilizzato vari tipi di cinepresa, dal super 8 al digitale passando per le tecnologie ibride degli anni novanta, perché ogni session avesse una sua personalità”.(Gabriele Gasparotti)

Gabriele Gasparotti é autore di musica elettroacustica composta con strumentazione analogica. Ha studiato composizione e musica elettronica al conservatorio Verdi di Milano con i Maestri Riccardo Sinigaglia e Giuseppe Giuliano e sintesi West Coast con Todd Barton. Il suo disco, Istantanee vol.1 (2020 - Dio Drone, II Dio Selvaggio) è un album di composizioni per sintetizzatori semi-modulari, nastro magnetico, pianoforte e quartetto d’archi in cui indaga I’interazione tra il Kairos, l’individuo e i sincronismi aleatori del Tarocco di Marsiglia. Il  suo  nuovo  album,   in  uscita   nella   primavera   2024 sarà anticipato  dall’uscita di alcune performance live su Youtube. Il disco nasce dall’intesa collaborazione con la violoncellista, performer e sound designer Benedetta Dazzi con la quale ha compiuto più di settanta concerti tra il 2021 e il 2022, ed è stato masterizzato da Rashad Becker (Sakamoto, Alva Noto, Kali Malone, Alessandro Cortinii) al Clunk Studio (Berlino).

martedì 30 gennaio 2024

GIANT THE VINE, A chair at the backdoor (2023)

 

Avevamo lasciato i Giant the Vine nel 2019 con l’ottimo Music for empty places, un lavoro dove emergevano le influenze di band come Mogwai, Porcupine Tree e King Crimson. Il progressive sullo sfondo di composizioni dal sapore post rock, un’attitudine confermata dall’ultimo A chair at the backdoor, un disco ambizioso, immaginifico, in equilibrio perenne tra sprazzi virtuosi e sognanti melodie che mozzano il fiato per il pathos impresso. Le trame strumentali del quartetto formato da Antonio Lo Piparo (basso), Daniele Riotti (batteria), Fulvio Solari (chitarra) e Fabio Vrenna (tastiere, chitarra) si esaltano in Jellyfish bowl (arricchita dal piano di Simone Salvatori), nella malinconica Protect us from the truth (marchiata dal duplice intervento di Ilaria Vrenna al piano e Gregory Ezechieli al sax) e nella lunga title track (ancora con Ezechieli), magnifici esempi dell’eleganza compositiva della band, esaltata dal contributo di Ronan Chris Murphy, producer americano noto per le collaborazioni con artisti del calibro di King Crimson, Ulver e Aurora. Un album maturo e di grande fascino, a tratti commovente nel suo sviluppo creativo, perfetto per questa stagione fatta di nebbie mattutine e paesaggi spogli, perché la musica dei Giant the Vine sa narrare a chi ascolta, esalta il non detto attraverso un racconto fitto di suggestioni. (Luigi Cattaneo)

Glass (Video)



venerdì 26 gennaio 2024

DAMN FREAKS, III (2023)

 

Terzo disco per i Damn Freaks, splendido esempio di amore per l’hard ottantiano, un suono immortale che sa essere ancora vitale e fresco, soprattutto quando ci sono idee e fantasia. Giulio Garghentini (voce, ex Dark Horizon), Alex De Rosso (chitarra, ex Dokken, Dark Lord, Headrush), Matteo Panichi (batteria) e Claudio Rogai (basso) sprigionano lungo le tracce di III tutto l’impeto di quel suono che richiama alla mente Tygers of Pan Tang, Bon Jovi e Tesla, un concentrato pieno di spunti, potente e corposo rock senza fronzoli, ottimamente suonato e curato nel songwriting. Vengono fuori così brani come The land of nowhere, Walking in the sand e You ain’t around, rappresentazione perfetta dell’omaggio ad un’epoca sonora che tanto ha regalato al genere. Ennesimo disco di grande valore presentato dall’Andromeda Relix, etichetta garante di qualità e passione. (Luigi Cattaneo)

The land of nowhere (Video)



venerdì 19 gennaio 2024

GLASFOLD, Nuovo mondo (2023)

 

Uscito sul finire del 2023, Nuovo mondo è l’esordio dei Glasfold, quintetto che unisce l’amore per l’heavy classico con il thrash metal, in special modo per le ritmiche della coppia formata da Lorenzo Grangetto (batteria) e Stefano De Martin (basso nei Reaction e nei Doomsday), davvero compatte e solide. I testi, prevalentemente in italiano, cantati da Dave Cudicio (voce dei Full of Empty), risultano un elemento importante per comprendere questo primo passo della band, che si snoda tra disincanto, voglia di fuga da gabbie precostruite e sconcerto per le troppe guerre che ci circondano. Completano il quadro il fondatore Francesco Capello e Alessio Dorigo, chitarristi esperti che hanno plasmato il suono del gruppo, viscerale ma anche intriso di ariose melodie, aggressivo ma sempre legato alla forma canzone, come narrano le brillanti Spettri, Holy war e Senza regole, tra le migliori tracce dell’interessante debutto dei friulani. (Luigi Cattaneo)

Spettri (Video)



giovedì 18 gennaio 2024

RICCARDO GOLA, Cosmonautica (2023)

 

Esordio da solista per Riccardo Gola, contrabbassista alla guida di un quartetto acustico formato da Enrico Morello (batteria), Francesco Bigoni (sax, clarinetto) e Enrico Zanisi (pianoforte), perfetti nell’interpretare il concept composto dal leader del gruppo. Ral 5001 attacca con un bel giro di basso introduttivo, su cui si innesta il vellutato sax di Bigoni, da subito protagonista con ottimi interventi, puliti, leggibili ma al contempo complicati. Gola ha la capacità di trasportare chi ascolta nella sua dimensione, un viaggio cosmico che prosegue con Detriti spaziali, delicata ma decisa, complice una marcata spinta ritmica, e Starfire, dall’inizio soffuso sviluppa una trama robusta e dal discreto groove, merito anche del fraseggio di Morello, sempre dinamico ma mai sopra le righe. Si diceva dell’apporto qualitativo di Bigoni, ma anche la classe di Zanisi emerge netta, e sono lì a testimoniarlo episodi come Multiply e la splendida Anni luce, corpo centrale solido e rifinito di un lavoro che avanza agile verso una seconda parte di uguale elevata fattura. Materia liquida ha un mood molto cinematografico, la title track mette in luce, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il ricco songwriting del romano, così come Focus on gravity denota il lavoro d’equipe e la prestazione maiuscola fornita dal quartetto. Ci avviciniamo alla conclusione dapprima con l’elegante Strategie per un’invasione aliena e poi con In orbita, finale di un album sapientemente costruito, capace di toccare molteplici linguaggi pur rimanendo saldamente ancorato al jazz di matrice afro-americana. (Luigi Cattaneo)

Multiply (Live)



martedì 16 gennaio 2024

LAIKA NELLO SPAZIO, Macerie (2023)

 


Tornano i Laika nello spazio dopo Dalla provincia del 2019, un lavoro che mostrava forte l’urgenza comunicativa della band formata da Vittorio Capella (voce, basso), Simone Bellomo (basso) e Marco Carloni (batteria). L’ultimo nato è Macerie (nuovamente per Overdub Recordings), sempre diretto e pungente ma più levigato, con una ricerca sul tessuto sonoro che appare ora maggiormente variegato e, seppure vengono mantenuti aspetti noise nel sound, questi risultano limati e ripuliti in parte dalle asperità del recente passato. Il mood complessivo dell’album è però ancora più catastrofico e cupo, perché se nell’esordio vi era una lieve speranza di salvezza, nel nuovo disco i milanesi cancellano ogni forma di redenzione e perdono dal loro vocabolario, intingendo pezzi come la title track, Schrödinger, Nel nome degli dei e Film noir di buio e disperazione, decantati mirabilmente attraverso urgenze post hardcore e alternative rock italiano. (Luigi Cattaneo)

lunedì 15 gennaio 2024

THE FORTY DAYS, Beyond the air (2023)

 

Nuovo lavoro per i The Forty Days, che dopo il convincente esordio The colour of change tornano con l’ottimo Beyond the air (sempre per Lizard Records). La band formata da Giancarlo Padula (voce, tastiere), Dario Vignale (chitarra), Massimo Valloni (basso) e Giorgio Morreale (batteria) parte subito forte con l’attacco di Monday, dove l’interplay tra chitarra e tastiere disegna un brano elegante e raffinato, progressivo ma dai lineamenti delicati. Certo ci troviamo dinnanzi ad un disco che guarda al passato del genere, ma la qualità compositiva è alta e questa è l’unica cosa che realmente conta, almeno per quanto mi riguarda, nel giudicare un prodotto, che qui è dinamico, screziato di vari umori e molto ispirato. Ne sono esempio pezzi come Under the trees, Beyond the air o Broken bars, che si muovono agili tra tempi irregolari, momenti tenui, crescendo emotivi, sprazzi hard prog profondi e frangenti vicini alla psichedelia. Lo strumentale Bi!, con il suo incedere funky e la lunga In glide dimostrano la grande maturità espressiva dei toscani, più legati al New Prog rispetto al passato ma non per questo banali, anzi, la ricchezza degli arrangiamenti e delle soluzioni adottate certifica l’internazionalità della proposta, tra le più interessanti in ambito progressive nostrano del 2023 appena passato. (Luigi Cattaneo)

Beyond the air (Video)



sabato 13 gennaio 2024

ALBERTO FORINO, Tiny Toys (2023)

 


Esordio da compositore per il pianista Alberto Forino, un lavoro nato dall’idea di sviluppare aspetti dell’improvvisazione in piena libertà, una base di partenza per creare qualcosa di compiuto e concreto. Tiny Toys parte da questo concetto programmatico, con Forino che insieme a Giulio Corini (contrabbasso) e Filippo Sala (batteria) dà vita a un album solido, di gruppo, in cui ogni interprete gode di spazi autonomi e gli elementi si sovrappongono, si intersecano, si evolvono. La classica formazione trio appare come la più consona al progetto di Forino, che denota equilibrio strutturale, un maturo interplay e tante idee, con riferimenti a mostri sacri come Thelonious Monk, Lennie Tristano e Cecil Taylor. Elementi che ritroviamo in brani come la lunga Orko, l’elegante Beautiful are those who fall e il crescendo esplosivo di Entropy, che mostrano verve, ricerca, costruzioni che uniscono peripezie free e agganci melodici affascinanti, con la volontà di muoversi senza barriere all’interno di composizioni perfettamente organizzate. La simbologia del gioco, espresso sia nel titolo che nelle grafiche, acuisce il senso della proposta, la valenza gioiosa del fare, il giocattolo posto in maniera tridimensionale osservato da diverse angolazioni e quindi interpretabile, come le cellule da cui sono scaturite le espressive trame di Tiny Toys. (Luigi Cattaneo)


venerdì 12 gennaio 2024

IL CASTELLO DELLE UOVA, Appunti sonori per una cosmogonia caotica (2005)

 


Dopo aver parlato del loro ultimo lavoro (L’enigma del capitale del 2020) sono andato alla riscoperta dell’esordio del progetto Il Castello delle uova, band formata da Abele Gallo (batteria), Pietro Li Causi (chitarra, loop), Benny Marano (voce recitante), Salvatore Sinatra (piano, tastiere, loop) e Ciccio Stampa (basso, chitarra), a cui vanno aggiunti Aldo Bertolino (tromba) e Maria Teresa Del Grosso (cori), importanti per la riuscita dell’opera. Appunti sonori per una cosmogonia caotica, uscito nel 2005, già presentava le caratteristiche guida del disco successivo, tra progressive, jazz, post e una certa vena sperimentale, che fanno di questo debutto un album complesso ma al contempo piuttosto godibile. La libertà compositiva ed esecutiva dei siciliani sviluppa un racconto psichedelico immaginifico, ricco di arrangiamenti curati ma anche di parti maggiormente free, elementi tenuti assieme dall’abilità tecnica del quintetto. Un disco che va ascoltato con grande dedizione per cogliere al meglio tutte le sfumature del surreale concept firmato dalla band, che ha saputo dare forma e concretezza alle tante idee nate negli studi Riff Raff di Marsala. (Luigi Cattaneo)



venerdì 5 gennaio 2024

PITCHTORCH, I can see the light from here (2023)

 

Uscito ad inizio 2023, I can see the light from here è il secondo lavoro dei Pitchtorch, trio alt-folk formato da Mario Evangelista (voce, chitarra, organo Farfisa, membro anche nei The Gutbuckets), Danilo Gallo (basso, organo Farfisa, attivo nei Guano Padano e nel quartetto Dark Dry Tears) e Marco Biagiotti (batteria, percussioni, già nelle fila della band The Vickers). La forma canzone su cui lavora il gruppo si tinge di rock, Americana, West Coast e blues, quindi meno introspezione rispetto all’esordio del 2019 e una maggiore predisposizione per spazi aperti, liberi, in cui infilare umori diversi. Scorrono così in rassegna brani di diversa estrazione ma ugualmente evocativi come la strumentale Downtown Livorno, la graffiante carica di Jack of all trades, ma anche Ask the dust, impreziosita dalla figura di Joachim Cooder alla mbira, nonchè la delicata Mother, che, complice una registrazione in presa diretta e senza particolari sovraincisioni, risultano calde e avvolgenti. Non mancano altri ospiti, come Beppe Scardino (Calibro 35, Diodato) al sax in That’s our blues e Francesco Bigoni al clarinetto in Flying ants, peraltro entrambe molto riuscite. Non amo fare classifiche di fine anno ma sicuramente I can see the light from here rientrerebbe in una probabile top 20 del mio personale 2023 musicale. (Luigi Cattaneo)

Ask the dust (Video)



FALISTRA, Di limpide tempeste (2023)

 


Di rara intensità l’esordio dei Falistra, Di limpide tempeste, debutto pubblicato dalla sempre attentissima My Kingdom Music. Il duo formato da Ada e Onanet presenta al pubblico un album fortemente emozionale e malinconico, intriso di dark folk crepuscolare e dai tratti oscuri. Si percepisce l’esigenza forte di comunicare, di raccontare ansie, fragilità e paure, ma anche di andare oltre a sensazioni espresse egregiamente tramite un lavoro testuale indiscutibilmente prezioso. I delicati fraseggi che accompagnano la voce femminile dei Falistra hanno un fascino arcano, vengono sapientemente dosati per permettere un’interpretazione ricca di espressività, all’interno di una partitura intima, foriera di atmosfere dove percepiamo echi di Sopor Aeternus, Ataraxia e Loreena McKennitt. Darkwave niente affatto derivativa ma forte di idee personali ed evocative, che fanno di questo disco un’opera necessaria, da contemplare per cogliere le sfumature e immergersi completamente nel mondo del duo. (Luigi Cattaneo)

Dissolto nel vento e nel silenzio (Video)



mercoledì 3 gennaio 2024

TEMPLE OF JULY, Kingdom cult (2023)


 

Ep d’esordio per i Temple of July, trio formato da Hudson Franzoni (voce), Jesus Ryno (basso, chitarra, elettronica) e Mirko Augello (batteria, loop), un lavoro breve ma interessante, uscito per Red Cat Records a fine 2023. Alternative che incontra l’elettronica e il new metal di fine anni 90 inizio 2000, tra riff in odore di industrial, atmosfere cupe, assalti brutali e spinte melodiche, un collante necessario per raccontare le difficoltà affrontate nel periodo pandemico, sia quelle economiche che quelle relative all’isolamento. Il mood post-apocalittico del progetto riveste brani come Honest, la devastante 444 e il nichilismo di Kingdom cult, tra le composizioni cardine di un primo passo sfaccettato e dalle molteplici anime. (Luigi Cattaneo)

444 (Video)



mercoledì 27 dicembre 2023

ERIC SARDINAS, Midnight Junction (2023)

 

Grande ritorno per Eric Sardinas, chitarrista rock blues, maestro nell’utilizzo della resofonica, che diverse volte ha calcato i palchi italiani negli ultimi anni (a tal proposito vanno ricordate le due date trevisane, una di spalla a Johnny Winter, e quella a Nerviano, in un meraviglioso chiostro che fu di un monastero). Una carriera costante, che ha portato il musicista della Florida all’attuale Midnight Junction, registrato insieme a Chris Frazier (batterista già con Whitesnake e Foreigner), Koko Powell (bassista al lavoro spesso con Lenny Kravitz) e David Schulz (tastierista per Bo Diddley e Goo Goo Dolls). Il tipico attacco rock blues impresso all’iniziale Long shot si stempera nel r’n’r scanzonato della frizzante Tonight, mentre in Miracle mile l’eco del southern rock arricchisce il già ricco piatto, completato dalla devastante carica di Planks of pine e dall’omaggio a Rory Gallagher in Laundromat. Attitudine che ritroviamo anche nelle strumentali Emilia e Swamp cooler (in quest’ultima la leggenda Charlie Musselwhite all’armonica) e nella trascinante Julep. Ennesimo disco promosso a pieni voti, con una carica live insita, istintivo, aggressivo, ma al contempo raffinato ed estremamente melodico. In attesa di un suo ritorno in qualche concerto italiano, gli appassionati di rock blues non possono perdersi il come back del chitarrista di Fort Lauderdale. (Luigi Cattaneo)

Long shot (Video)



martedì 26 dicembre 2023

ZEPHIRO, Baikonur (2022)

 

Uscito nel 2022, Baikonur (si tratta del cosmodromo da cui partirono le missioni spaziali sovietiche, tra cui quella della celebre cagnolina Laika) è il secondo full targato Zephiro (Claudio Todesco chitarra, elettronica, Claudio Desideri voce, basso e Leonardo Sentinelli batteria, elettronica), trio alternative rock con forti influenze wave che richiamano tanto i The Cure e i The Glove quanto U2 e Tears For Fears. Attivi da più di 20 anni, guardano al post punk inglese senza dimenticare di imprimere un marchio del tutto italico al loro prodotto (potremmo citare i Diaframma e i Neon), basti ascoltare pezzi come Cosmorandagio (dove omaggiano proprio Laika), l’oscuro mood di Kublai Khan, l’ottima Amelia, la riflessiva Berlinauta e la conclusiva Di nostalgia, arricchita dalla presenza di Miro Sassolini, storica voce proprio dei decani Diaframma. Potenti e dotati di un songwriting accurato, la band oscilla tra nere pulsioni e aperture melodiche di grande effetto, un equilibrio sonoro solido e di grande impatto emotivo. (Luigi Cattaneo)  

Cosmorandagio (Video)



lunedì 25 dicembre 2023

MASSIMILIANO ROLFF, Adventures on magia (2023)

 


È sempre un piacere ritrovare Massimiliano Rolff, contrabbassista con una oramai rodata carriera alle spalle di cui ci siamo occupati diverse volte dalle pagine del blog, constatando sempre l’enorme qualità delle sue uscite. Non fa eccezione questo nuovo capitolo discografico, Adventures on magia, registrato insieme a Hector Martignon (piano), Mario Principato (percussioni), Ruben Bellavia (batteria), David Pastor (tromba), Gianpiero Lo Bello (tromba), Gianni Virone (sax), Humberto Amèsquita (trombone), Roberto Piga (violino), Laura Sillitti (violino), Daniele Guerci (viola) e Arianna Manesini (violoncello), un ensemble allargato che ha permesso lo sbocciare di idee avvincenti e, perché no, anche lontane, stilisticamente, da quanto fatto negli ultimi anni. Fantasia corale che porta a prospettive mutevoli, quello di un latin jazz raffinatissimo, variopinto ma solido, ricco di colpi da maestro, imbevuti di accenni al Mediterraneo e al continente africano, oltre che, per l’appunto, all’America Latina. La spinta dettata dal tocco di Principato incontra l’accurato intervento degli archi e quello non meno importante dei fiati, tra melodie affascinanti e incastri sonori azzardati, su cui principia il meticoloso lavoro di Rolff, elegante cantore di una musica dai labili confini, soundtrack virtuale di un viaggio folk alla scoperta delle radici di suoni lontani ma ancora attuali. (Luigi Cattaneo)

sabato 23 dicembre 2023

ACTION FIGURES, Mystery Babylon (2023)

 


Molto interessante questo progetto targato Action Figures, nato da un’idea di Brian Kohl, ex Black Sun Ensemble, band psichedelica di Tucson attiva sin dagli anni ’80. Mystery Babylon è la colonna sonora dell’omonimo film, una produzione audiovisiva che illustra la storia dell’occultismo a Manhattan. Concepito e filmato dall’ex batterista del gruppo, il lavoro di ricerca musicale è stato affidato a Eric Johnson, anche lui presente nei BSE, bravissimo nell’elaborare una soundtrack suggestiva, atta a sottolineare il mistero di certi movimenti esoterici del diciannovesimo e del ventesimo secolo. Uno dei rimandi più calzanti è quello a Bobby Beausoleil, che con le sue note ha marchiato Lucifer rising di Kenneth Anger, ma è possibile scorgere anche un certo simbolismo riconducibile ad Aleister Crowley. Dark, elettronica e sperimentazione si incontrano lungo un’ora ipnotica, sviluppata con grande consapevolezza da Johnson, musicista esperto (oltre a Black Sun Ensemble possiamo citare Sun Zoom Spark, Bread and Circus e Infinite Beauties) e dotato di una propria sensibilità artistica. Il film può essere visualizzato solo attraverso un URL trovato nelle note di copertina della versione in CD della colonna sonora. (Luigi Cattaneo)


venerdì 22 dicembre 2023

EXPIATORIA, Nuove date in arrivo per la doom band ligure

 ExpiatoriA - Nuovo cantante e date 2024



Gli Expiatoria, storica band doom metal genovese, annunciano un nuovo cantante, Angelex, e il ritorno sul palco con 3 date nel Nord Italia nella prima metà del 2024.

Nuovo cantante
Angelex è il nuovo cantante degli ExpiatoriA, in forza alla band da novembre 2023. Voce potente e versatile, Angelex è l'incarnazione di un angelo che, per espiare i propri peccati, si è ora liberato ed è alla ricerca della luce.

Nuovi concerti 2024
Ecco tutti i dettagli per ciascun evento. Ci vediamo sotto al palco!

Sabato 6 gennaio @ Krach Club (Via Madonna, 3a, Monastier di Treviso, TV)
Nightwitch Night - con Hell Theater, Blackdust, All Of My Shadows (organizzato in collaborazione con Under Metal Flag)
Ore 21.00
Ingresso riservato a soci con tessera ASI (costo tessera: 10€


Sabato 16 marzo @ L'Angelo Azzurro Club (Via Borzoli, 132T, 16153, Genova)
Power of Doom Horror Night - con Heavenfall e Hell Theater
Ore 21.00
Ingresso: 10€ con consumazione inclusa


Domenica 5 maggio @ Chiesa Sconsacrata di Pinerolo (Sala concerti Italo Tajo, Via San Giuseppe, 10064, Pinerolo, TO)
Church of Crow Doom Fest II - con Shape of Despair, Dawn of Winter, Black Revelation, Black Oath and more TBC
Ore 20.30
Prezzo giornata singola: 32€ - Abbonamento due giorni: 50€


"Dal vivo, i pezzi e la band stessa valgono dieci volte tanto! Uno spettacolo blasfemo e ritualistico perfetto al limite del maniacale, dove viene curato ogni dettaglio possibile, dai candelabri ai boia incappucciati, passando per la carismatica teatralità del leader David Krieg, capace non solo di mettere in atto doti vocali pazzesche, ma anche quelle di un vero attore, destreggiandosi tra libri maledetti infuocati, scariche di elettro shock e bambole maledette! Il tutto supportato da musicisti eccelsi quali i fratelli Malachina (GB al basso e Massimo alla chitarra), Flux alla tastiera, Enrico Meloni alla batteria ed Edoardo Napoli (ex Damnation Gallery) alla chitarra."
- Alessandro Masetto, VeroRock.it


ExpiatoriA: gruppo doom/dark/gothic metal nato a Genova nel 1987. Composta da 6 elementi, la band ha pubblicato il primo album, “Shadows”, per Black Widow Records e Diamonds Prod. in cd e vinile nel 2022. Un album da non perdere per tutti i fan di Mercyful Fate, Candlemass, old-school heavy metal e prog.
Gli ExpiatoriA sono Angelex (voce), Massimo Malachina (chitarra), Roberto Lucanato (chitarra), GB Malachina (basso), Flux (tastiere), ed Enrico Meloni (batteria).