Cosa ci fa una band
come i Roccaforte su ProgressivaMente? Lecito il quesito per chi ha avuto modo
di ascoltare questo Sintesi, un
riassunto antologico con nuovi arrangiamenti che rispecchiano quello che è in
questo momento la band di Alessandria. In realtà però il gruppo si è spesso
mosso con disinvoltura tra i generi, abbracciando il pop, il rock e tinte prog e
AOR che li hanno talvolta confinati in un genere a cui non appartengono e
questo forse ne ha anche limitato il successo commerciale che meriterebbero.
Quindi qui non siamo di fronte a suite, brani particolarmente complessi e
articolati (anche se il gruppo ha belle doti tecniche) o testi dal sapore
fiabesco e fantastico, semmai l’ascolto ci porta in direzione di un solido pop
rock ora più radiofonico ora più cantautorale ma sempre parecchio melodico e di
facile presa. L’opener e unico inedito presente è Avatar, traccia in cui emerge subito la voce accostabile a quella
di Francesco Renga di William Lucino e un suono che è paragonabile proprio al
primo e omonimo album del cantante. Si capisce dall’ascolto la volontà di un
nuovo percorso artistico incentrato sull’impatto live, con pezzi costruiti con
un vestito che risente dell’attività dal vivo del complesso. Più vicina al new
prog è 20 mq di libertà, soprattutto
per le tastiere di Daniele Malfatto, mentre scorrono veloci le cantabili Vetrina (brano perfettamente pop), Vai e la maggiormente cantautorale L’aquilone. I chorus rimangono da subito
impressi e c’è un bel lavoro sugli arrangiamenti che fa pensare non solo a
Renga ma anche ai Timoria, alle Vibrazioni e ai Deasonika nei momenti più
tirati (Giubbotto in pelle nera). Il
momento più progressivo è la conclusiva Metamorfosi,
uno strumentale in cui la chitarra di Fabio Serra si erge a totale
protagonista. Sintesi è un mutamento
che testimonia le idee nate durante le tante serate dal vivo, un corollario sincero
degli aspetti musicali dei Roccaforte del 2013. (Luigi Cattaneo)
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