sabato 29 marzo 2014

EMPTY DAYS, Empty Days (2013)


Nuovo progetto per Francesco Zago, versatile e curioso chitarrista già impegnato con Yugen, Not a Good Sign, Stormy Six e Spaltklang. Empty days rappresenta però un unicum nel suo percorso artistico, molto più vicino alla musica colta contemporanea che al prog (peraltro da lui sempre trattato allontanandosi dai clichè). L’AltrOck, insieme allo stesso Zago, produce un disco non facilmente digeribile e poco catalogabile all’interno di un genere, come spesso accade per l’etichetta milanese. Ci vuole pazienza e dedizione all’ascolto per cogliere suoni e sfumature di questo lavoro, pensato per un pubblico attento e alla ricerca di novità. Aiutato da fidi collaboratori come Paolo “Ske” Botta alle tastiere, Jacopo Costa al vibrafono, Maurizio Fasoli al piano, Giuseppe Olivini alle percussioni e al theremin e Pat Moonchy alla parte elettronica, ospita la vocalista dei Thinking Plague, Elaine Di Falco, anche lei sempre bisognosa di scavare nel profondo nell’avanguardia. La Di Falco, in realtà, presta la sua voce in 7 episodi (la metà dei complessivi) e sono quelli più riusciti, perché i restanti strumentali più che vere composizioni sono tracce formate da suoni notturni e impercettibili (la conclusiva This Night wounds time) o assalti rumoristici (la fitta coltre di Waiting for the crash). Musica da camera, forma canzone rivisitata con la sensibilità di un fuoriclasse come Zago e ne sono un esempio l’opener Two views on flight (con tanto di violoncello suonato da Bianca Fervidi) o la delicata Running water, sorprendenti castelli armonici di grande spessore artistico. Come già aveva fatto Sting qualche anno fa (Songs from the Labyrinth del 2006), anche Zago omaggia il genio di John Dowland (grande compositore vissuto tra il 1500 e il 1600), prima con Flow my tears, struggente quadretto in cui compare il soprano Rachel O’Brien e poi con In Darkness let me dwell, altro momento di punta dell’album. Suggestive A dark Vanessa (testo di Nabokov) e Coming Back Home, già straordinaria sull’esordio dei Not a Good Sign (chi non lo avesse lo recuperi immediatamente!) e qui riproposta in una bella versione più scarna e semiacustica. Unico riferimento al progressive, oltre ad alcune parti di chitarra che rimandano a Robert Fripp e ai King Crimson, per un disco indirizzato prevalentemente agli appassionati della musica contemporanea. Zago mostra ancora una volta di avere creatività e voglia di osare, per un risultato forse a tratti imperfetto ma estremamente affascinante. (Luigi Cattaneo)

Running Water (Video)

Nessun commento:

Posta un commento