Nuovo progetto per
Francesco Zago, versatile e curioso chitarrista già impegnato con Yugen, Not a
Good Sign, Stormy Six e Spaltklang. Empty
days rappresenta però un unicum nel suo percorso artistico, molto più
vicino alla musica colta contemporanea che al prog (peraltro da lui sempre
trattato allontanandosi dai clichè). L’AltrOck, insieme allo stesso Zago, produce
un disco non facilmente digeribile e poco catalogabile all’interno di un
genere, come spesso accade per l’etichetta milanese. Ci vuole pazienza e
dedizione all’ascolto per cogliere suoni e sfumature di questo lavoro, pensato
per un pubblico attento e alla ricerca di novità. Aiutato da fidi collaboratori
come Paolo “Ske” Botta alle tastiere, Jacopo Costa al vibrafono, Maurizio Fasoli
al piano, Giuseppe Olivini alle percussioni e al theremin e Pat Moonchy alla
parte elettronica, ospita la vocalista dei Thinking Plague, Elaine Di Falco,
anche lei sempre bisognosa di scavare nel profondo nell’avanguardia. La Di
Falco, in realtà, presta la sua voce in 7 episodi (la metà dei complessivi) e
sono quelli più riusciti, perché i restanti strumentali più che vere
composizioni sono tracce formate da suoni notturni e impercettibili (la
conclusiva This Night wounds time) o
assalti rumoristici (la fitta coltre di Waiting
for the crash). Musica da camera, forma canzone rivisitata con la
sensibilità di un fuoriclasse come Zago e ne sono un esempio l’opener Two views on flight (con tanto di
violoncello suonato da Bianca Fervidi) o la delicata Running water, sorprendenti castelli armonici di grande spessore
artistico. Come già aveva fatto Sting qualche anno fa (Songs from the Labyrinth del 2006), anche Zago omaggia il genio di
John Dowland (grande compositore vissuto tra il 1500 e il 1600), prima con Flow my tears, struggente quadretto in
cui compare il soprano Rachel O’Brien e poi con In Darkness let me dwell, altro momento di punta dell’album.
Suggestive A dark Vanessa (testo di
Nabokov) e Coming Back Home, già
straordinaria sull’esordio dei Not a Good Sign (chi non lo avesse lo recuperi
immediatamente!) e qui riproposta in una bella versione più scarna e
semiacustica. Unico riferimento al progressive, oltre ad alcune parti di
chitarra che rimandano a Robert Fripp e ai King Crimson, per un disco indirizzato
prevalentemente agli appassionati della musica contemporanea. Zago mostra
ancora una volta di avere creatività e voglia di osare, per un risultato forse
a tratti imperfetto ma estremamente affascinante. (Luigi Cattaneo)
Running Water (Video)
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