Il Fauno di Marmo è
l’ennesimo nome prog ispirato ad uno dei
tanti meravigliosi sceneggiati che potevamo ammirare nei ’70, a sua volta
tratto dal romanzo di Nathaniel Hawthorne. Dopo le tinte gotiche che l’Impero
delle Ombre ha donato ai Compagni di Baal (serie francese e disco omonimo dei
salentini) e la rivisitazione di alcune colonne sonore di quei prodotti a nome
L’ombra della Sera (un affascinante e personale progetto di Fabio Zuffanti),
ecco che Il Fauno di Marmo (ex The Rebus, band con all’attivo 2 album in studio
e un live) ci propone un disco totalmente rivolto al passato e che potrebbe
tranquillamente essere uscito nel 1973. Pregio o difetto? Dipende da quello che
si cerca attualmente nel progressive. Nuovi confini da esplorare o
riproposizione di un sound oramai quarantennale? Certo è che i ragazzi non sono
degli esordienti e questo trapela da ogni singola nota che, per dovere di
cronaca, fa di Canti, Racconti e altre
Battaglie un album davvero piacevole e zeppo di spunti interessanti. Luca
Sterle (voce, flauto, sax), Valerio Colella (chitarra), Francesco Bonavita
(tastiere), Alberto Ballarè (basso) e Luca Carboni (batteria), non fanno nulla
per evitare citazioni e omaggi. Osanna, Nuova Idea, Delirium, Biglietto per l’inferno
(e compagnia suonante), tutti citati tra le trame di un viaggio vintage che
avrà sicura e duratura presa su chi è legato a certi nomi storici della
corrente italiana. La band, pur non proponendo novità stilistiche, convince e a
tratti entusiasma, appare matura e coesa verso l’obiettivo, con brani
trascinanti come l’opener Benvenuti al
Circo (con un bellissimo messaggio animalista) in cui è possibile
apprezzare anche le doti di Simone D’Eusanio al violino. Hop Frog è uno dei momenti più intensi, una piccola suite che
celebra l’immaginario prog con un testo di stampo fantasy, le consuete tastiere
e un approccio hard che non guasta affatto. Contagiose le godibili melodie di Magic Kazoo e Madre natura (con degli ottimi inserimenti flautistici di Sterle) e
la strumentale Nova Res. Non mollare mai, impreziosita da un fine
lavoro di hammond, sembra uscire da un vecchio vinile, mentre la cover di Un villaggio, un’illusione di Quella
Vecchia Locanda, non fa altro che confermare da dove arrivi l’ispirazione
compositiva. Valide anche La battaglia di
Kosovo-Polje, con il suo andamento folk e il finale dedicato a Dorian Gray,uno dei pezzi meglio
riusciti tra i presenti e degna chiusura di un lavoro passionale e verace. (Luigi Cattaneo)
Dorian Gray (Video)
Nessun commento:
Posta un commento