L’idea di musica contemporanea di Stefano
Giannotti, deus ex machina dietro il progetto Oteme (Osservatorio delle Terre
Emerse), va oltre la divisione dei generi e delle discipline. E difatti in
questo Il giardino disincantato troviamo
la canzone d’autore, l’avanguardia, la musica da camera, la classica, il R.I.O
e il rock progressivo (ma lontano da luoghi comuni). Un laboratorio di suoni in
cui ritrovi Battiato, il più recente Ske e l’onnipresente John Cage. Tutto è
stato scritto, composto e arrangiato da Giannotti tra il 1990 e il 2011, un
lasso di tempo che non pare abbia corroso la forza comunicativa dei brani.
Giannotti (voce, chitarra, banjo, synth e una serie di strumenti atipici…)
arriva a questo risultato anche attraverso l’aiuto di una serie di bravissimi
musicisti, che emergono in special modo nelle trame strumentali. Sicuramente il
percorso è interessante e di non facile lettura. Le tracce sono ricche di melodie
rassicuranti che si mescolano con elementi poco consueti che allontanano il
percorso dalla forma canzone. Uno scontro a volte sorprendente tra i
particolari più cantautorali della proposta e quelli più avanguardistici, che
però fa bene all’insieme concepito. Anzi, non si percepisce un distacco tra
elementi differenti, quelli più colti e quelli più “pop”, perché il tutto è ben
amalgamato e non pare mai costruito in maniera forzata. Splendida Sopra tutto e tutti, lunga traccia in
cui troviamo Valeria Marzocchi al flauto, Nicola Bimbi al corno inglese,
Lorenzo del Pecchia al clarinetto, Maicol Pucci alla tromba ed Emanuela Lari al
piano, in una miscellanea di suoni che vanno dal progressive al cantautorato,
un affascinante racconto in cui Giannotti ci catapulta con fare certo e
consapevole. I momenti più entusiasmanti sono forse quelli strumentali, Caduta massi, Tema dei campi, la title track e Terre emerse, frangenti più vicino al Rock In Opposition dove
Giannotti libera la fantasia con i tanti strumentisti che ha a sua
disposizione. La forma canzone è invece richiamata in Dal Recinto, traccia per voci e chitarra e Palude del Diavolo, ombrosa e imperniata sul clarinetto, la tromba
e il corno, due momenti davvero di buon livello. Molto particolare Per mano conduco Matilde, brano dove il
protagonista è il componium suonato da Giannotti, che descrive una giornata passata
nei campi, alla ricerca di pozzanghere e fango fresco. Disco pieno di idee messe
a fuoco e ben congegnate che travalicano il concetto di progressive, proprio
perchè l’autore ha preferito non prendere in considerazione una sola direzione,
in modo da donare alla sua arte una forma quasi indefinita. (Luigi Cattaneo)
Palude del Diavolo (Video)
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