mercoledì 12 marzo 2014

OTEME, Il Giardino Disincantato (2013)


L’idea di musica contemporanea di Stefano Giannotti, deus ex machina dietro il progetto Oteme (Osservatorio delle Terre Emerse), va oltre la divisione dei generi e delle discipline. E difatti in questo Il giardino disincantato troviamo la canzone d’autore, l’avanguardia, la musica da camera, la classica, il R.I.O e il rock progressivo (ma lontano da luoghi comuni). Un laboratorio di suoni in cui ritrovi Battiato, il più recente Ske e l’onnipresente John Cage. Tutto è stato scritto, composto e arrangiato da Giannotti tra il 1990 e il 2011, un lasso di tempo che non pare abbia corroso la forza comunicativa dei brani. Giannotti (voce, chitarra, banjo, synth e una serie di strumenti atipici…) arriva a questo risultato anche attraverso l’aiuto di una serie di bravissimi musicisti, che emergono in special modo nelle trame strumentali. Sicuramente il percorso è interessante e di non facile lettura. Le tracce sono ricche di melodie rassicuranti che si mescolano con elementi poco consueti che allontanano il percorso dalla forma canzone. Uno scontro a volte sorprendente tra i particolari più cantautorali della proposta e quelli più avanguardistici, che però fa bene all’insieme concepito. Anzi, non si percepisce un distacco tra elementi differenti, quelli più colti e quelli più “pop”, perché il tutto è ben amalgamato e non pare mai costruito in maniera forzata. Splendida Sopra tutto e tutti, lunga traccia in cui troviamo Valeria Marzocchi al flauto, Nicola Bimbi al corno inglese, Lorenzo del Pecchia al clarinetto, Maicol Pucci alla tromba ed Emanuela Lari al piano, in una miscellanea di suoni che vanno dal progressive al cantautorato, un affascinante racconto in cui Giannotti ci catapulta con fare certo e consapevole. I momenti più entusiasmanti sono forse quelli strumentali, Caduta massi, Tema dei campi, la title track e Terre emerse, frangenti più vicino al Rock In Opposition dove Giannotti libera la fantasia con i tanti strumentisti che ha a sua disposizione. La forma canzone è invece richiamata in Dal Recinto, traccia per voci e chitarra e Palude del Diavolo, ombrosa e imperniata sul clarinetto, la tromba e il corno, due momenti davvero di buon livello. Molto particolare Per mano conduco Matilde, brano dove il protagonista è il componium suonato da Giannotti, che descrive una giornata passata nei campi, alla ricerca di pozzanghere e fango fresco. Disco pieno di idee messe a fuoco e ben congegnate che travalicano il concetto di progressive, proprio perchè l’autore ha preferito non prendere in considerazione una sola direzione, in modo da donare alla sua arte una forma quasi indefinita. (Luigi Cattaneo)

Palude del Diavolo (Video)

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