giovedì 6 marzo 2014

FRANCO BATTIATO, Clic (1974)


Dopo la trilogia iniziale, già sperimentale di suo, Battiato amplia ulteriormente la sua folle proposta con Clic, album ancor più provocatorio ed estremo. Solo un brano dei sette proposti si avvicina un minimo alla forma canzone, No U Turn, l’unico momento in cui è possibile incontrare genialità e gusto melodico, anche se sui generis. Difatti da un inizio pervaso da suoni e versi narrati alla rovescia si inerpica lenta una melodia sottile su cui Battiato declama liriche piene di drammaticità. Per il resto, il siciliano, omaggia Stockhausen (e d’altronde il disco è a lui dedicato) e Cage in maniera sincera. Anche dopo ripetuti ascolti e a distanza di quasi 40 anni, Clic è un lavoro difficile da assimilare, dove l’elettronica e i collage sonori utilizzati ancora lasciano perplessi l’ascoltatore. C’è qualche rimando al passato da poco trascorso, in particolare per la presenza del Quartetto Ensemble del Conservatorio di Milano che dona un’aurea classica a diversi episodi ma il tutto viene stravolto da rumori e sprazzi minimali che soverchiano il concetto stesso di composizione. In questo Battiato si avvale della collaborazione del solito Gianni Mocchetti al basso e alla chitarra, di Gianfranco D’adda alle percussioni, di Piero Pizzamiglio e di Juri Camisasca. Con quest’opera l’autore si avvicina alla musica concreta, ad un pubblico decisamente diverso rispetto a quello dei grandi festival pop che aveva calcato sino a quel momento. Perché si potrebbe dire tranquillamente che Clic più che un album è una raccolta di suoni, di provocazioni volutamente disturbanti e forse anche per questo pecca di poca omogeneità. C’è un approccio minimale che tanto lo avvicina a Terry Riley, alla musica contemporanea e in minima parte alla scena kraut. Il piano e il sax suggellano I Cancelli della memoria, un buon viatico introduttivo percosso da una spirale elettronica man mano più significativa, mentre suggestiva è l’atmosfera di Il Mercato degli Dei, che mescola ingredienti elettronici vicini a Stockhausen ed elementi   classici a cui l’artista è sempre stato legato a doppio filo. Battiato provoca nel collage Rien Ne Va Plus: Andante inserendo qua e là applausi, voci, suoni, cani che abbaiano, rumori di passi, in direzione di una musica totalmente rivolta alla sperimentazione e che segna comunque il passo nella storia della musica italiana (piaccia o meno). Il synth apre Propiedad Prohibida che ha una melodia obliqua e si appoggia su arditi passaggi elettronici, mentre Nel Cantiere di un’infanzia è più atmosferica, ipnotica e Battiato crea situazioni che sanno essere oscure e decisamente intense. L’ide di collage si concretizza anche in Ethika For Ethica dove ascoltiamo una marcetta, stralci di un discorso mussoliniano, un inno fascista e poi quello italiano. Pura e consapevole provocazione. Clic in qualche modo sintetizza l’amore del siculo per l’elettronica, l’avanguardia e i puzzle sonori e si pone come punto d’incontro tra la musica aleatoria, la contemporanea, Philip Glass e John Cage, lo space rock e la classica. Ma nello stesso momento anticipa le mosse ancor più criptiche che di lì in poi lo vedranno protagonista in M.elle le “Gladiatior”, un album live improvvisato registrato con l’organo del duomo di Monreale. (Luigi Cattaneo)


I cancelli della memoria (Video)


http://www.youtube.com/watch?v=TLz3EIIxroc


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