È di qualche anno fa il
ritorno di Alessandro Farinella, tastierista dei Theatre, uno dei tanti gruppi
che ha tenuto in vita il progressive negli anni novanta, quando era dai più
screditato o poco apprezzato. In quel periodo di new prog, sicuramente meno
significativo di quello storico settantiano, abbiamo avuto anche in Italia una
piccola scena che solo ultimamente è stata rivalutata e ha ricevuto la giusta
attenzione e dignità. Farinella sceglie di presentare questo Momo tenendo ben presente qual è il suo
background e opta per un suono non molto distante dalla band con cui operava
vent’anni fa. Gli argomenti filosofici e mitologici completano il quadro di un
album che non lascerà indifferenti gli amanti di un certo sound, soprattutto quelli
più nostalgici. Farinella ha capacità di scrittura e punta molto sull’impianto
melodico dei brani, sempre improntati sul binomio tastiera-chitarra (suonata da
un bravissimo Silvio Masanotti). Peccato solo per la voce di Alessandro che ha
poco mordente, in special modo nei frangenti in cui ci vorrebbe una vocalità
più ficcante. Ma tant’è, il disco scorre veloce, piacevole, è ottimamente
suonato (da segnalare anche la presenza del batterista della P.F.M. Roberto Gualdi) e mostra un autore attento e scrupoloso che predilige
la semplicità ad un approccio virtuosistico e freddo. Certamente punti di
svolta e novità non ce ne sono ma credo anche che Farinella non abbia concepito
Momo con tali idee e presupposti ma
abbia preferito adagiarsi su strutture collaudate che richiamano innanzitutto i
Marillion dell’era Fish (forse l’influenza più grande) e gli Emerson Lake &
Palmer, puntando parecchio su brani suggestivi come Streetlight o Telling Momo.
Molto validi poi i pezzi strumentali, tra cui la genesisiana Roundabout e l’interessante sviluppo di Alethe ia. Lavoro gradevole che dà
l’opportunità di riscoprire un musicista poco conosciuto ma che ha un piccolo
posto nella storia del new prog italiano. (Luigi Cattaneo)
Equinox (Video)
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