Secondo album per
Alessandro Farinella, sempre proiettato in una visione del prog ben radicato
nel passato lontano, quello degli anni ’70 di Genesis e Yes. Ciò non significa
che il disco, proprio come il precedente Momo
(2008), non sia coinvolgente e interessante, anzi, appare più maturo e
messo a fuoco. Road To Damascus è un
viaggio in quarant’anni di progressive, partendo da quello storico per poi
passare al new prog degli anni ’80 e ’90. D’altronde Farinella proprio da lì arriva,
quando era tastierista dei Theatre e raccoglieva consensi e pareri positivi
dall’ambiente. Questo nuovo lavoro, pur non aprendosi a scenari inaspettati,
risulta davvero piacevole, con trame convincenti e abbondantemente epiche. Non
si può prescindere dalle atmosfere sapientemente romantiche unite alle
narrazioni medievali di Farinella, espresse con qualità e certezza. Merito
anche di gente come Guido Block (chitarra e basso), Pietro Foi (chitarra) e Roberto
Gualdi (batteria), bravi nell’assecondare le intuizioni del leader. Alessandro
punta molto sull’impatto dei suoi brani e quelli qui presenti non fanno
difetto. Basti pensare allo strumentale The
Battle, la classica apertura sinfonica che ti proietta da subito nel mondo
raccontato dall’album, per poi passare alla long track The Brave, 14 minuti che sono il sunto del pensiero di Farinella
sul progressive rock. Facile imbattersi in sentieri genesisiani o vicini a
quelli di Anthony Phillips da solista, ed è anche semplice notare come
Alessandro sia migliorato come cantante, mostrando meno imperfezioni e una
consapevolezza maggiore rispetto al passato. Bella la title track, piena di
cambi di direzione ed efficaci fraseggi, anche se forse una minore prolissità
avrebbe giovato alla composizione. Natural
viene cantata da Block, ed è un momento sognante e raffinato, Valley of
Tears rimane vicino a certe vivaci espressioni dei Marillion, mentre la chiusura
affidata alla ballata Euridice, cantata
in italiano da Andrea Dal Santo, è forse il brano che per la sua leggerezza mi
ha colpito meno. Già Momo mi aveva
convinto sulla bontà del progetto, questo nuovo platter è però un passo avanti
nella ricerca di una propria dimensione e poco importa che questa sia ben
piantata nel new prog ottantiano, romantico o vintage che dir si voglia. Queste
soluzioni melodiche hanno ancora tanti appassionati nel mondo, che troveranno
in Road To Damascus un album pregno
di sentimento e dinamiche appassionanti. (Luigi Cattaneo)
Natural (Video)
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