L’occasione per parlare dei Baracca &
Burattini ci è fornita dalla pubblicazione di un nuovo album per l’etichetta
Electromantic di Beppe Crovella (tastierista degli Arti & Mestieri). Bib-Rambla (ossia la piazza centrale di
Granada), uscito nel 2013, ha riacceso i fari su una delle tante realtà
torinesi dedite al jazz rock negli anni ’70. Potremmo addirittura ipotizzare l’idea di una scuola jazz rock radicata
su un territorio definito. Il jazz era una sorta di attrazione per chi lavorava
in ambito rock e, al tempo stesso, i jazzisti del luogo erano interessati alla
genuina semplicità della grammatica rock (Riccardo Storti, Rock Map Viaggio in Italia dal 1967 al 1980,
Aereostella). Come ha sottolineato Storti nella sua opera del 2009, Torino era
davvero un centro propulsore fondamentale per capire certi sviluppi sonori ed è
impossibile per ogni amante del genere non conoscere gruppi storici come Arti e
Mestieri e The Trip, ma anche realtà rivalutate con il passare degli anni come Dedalus,
Beia come Aba, Gialma 3 o Living Life. In questo contesto nascono e si
inseriscono, anche se con qualche anno di ritardo, i Baracca & Burattini,
bizzarro monicker ripreso da un film degli anni ’50 di Sergio Corbucci. È il
1975, quando Luciano Zaffalon (tastiere), Sandro Marangon (batteria) e Gianni
Melis (basso) danno vita al progetto pensando di unire il progressive colto dei
King Crimson con il jazz rock targato Perigeo. Il risultato è un disco
autoprodotto con l’aiuto di Silvano Borgatta (all’epoca tastierista del gruppo
di Gigi Venegoni) che vedrà la luce solo nel 1981, fuori tempo massimo, come si
suol dire in certi casi.
Hinterland è
un album intriso di frizzante jazz rock, sulla scia di Esagono e Combo Jazz,
con qualche leggera venatura world che colora le composizioni, sempre in bilico
tra stacchi virtuosi e cura per l’aspetto più melodico. Peccato che ormai
l’epoca d’oro dei raduni e delle attenzioni verso questi suoni fossero oramai
esaurite, perché questo esordio, pur presentando qualche ingenuità, rimane un
disco di buon livello che con gli anni ha raggiunto anche elevate valutazioni
tra i collezionisti di vinili. Pezzi come Asso
di Bastoni, Scivolando o la title
track mostrano il potenziale del gruppo, che avrebbe probabilmente meritato
qualcosa di più. I tre scelgono di non avvalersi per questo esordio di un
chitarrista, affidando gli spunti maggiori alle tastiere di Zaffalon, che può
spaziare in maniera sistematica all’interno di ogni singolo brano. Luciano
viene però sempre ben coadiuvato dal lavoro ritmico di Marangon, preciso e mai
irruento e dal tocco funk del bravo Melis. La band, senza perdersi d’animo,
riuscì a pubblicare anche un secondo lavoro passato del tutto inosservato, Trio + 1, con l’aggiunta di Salvo
Occhipicca alla chitarra e una maggiore propensione per la forma canzone, con
brani non più strumentali ma cantati da Zaffalon.
È un platter che presenta
contatti con il mondo cantautorale (la bellissima Tarocchi), senza dimenticare spunti jazzati che fanno parte del dna
del gruppo ma imbevuti di quel clima che si respirava nel pieno degli anni ’80.
Il risultato è un disco indubbiamente piacevole ma che non lascia il segno come
il precedente, forse anche per via di una stanchezza compositiva che affiora
tra le trame di alcune tracce o per la smania di voler tentare strade che non
erano proprie e che non rispecchiavano appieno le caratteristiche primigenie
dei musicisti. Come spesso è accaduto per tanti di quei gruppi, ci sono voluti
ben 30 anni per tornare ad ascoltare musica a loro nome. È il 2012 quando i
Baracca & Burattini rinascono con la forza della determinazione. Rimangono
in sella Zaffalon (che si concentra solo sull’organo hammond) e Marangon, a cui
si aggiunge un autentico fenomeno come Diego Mascherpa al sax e al clarinetto.
Un hammond trio che in Bib-Rambla rivisita
alcune tracce presenti in Hinterland,
migliorandole e rendendole molto più coinvolgenti, oltre che proporre inediti
convincenti e di elevato spessore. L’album scorre via veloce ma non per questo
risulta di semplice assimilazione e i vari strumenti giocano a rincorrersi o
sfidarsi all’unisono, con Zaffalon magnifico interprete all’hammond e in
dialogo costante con Mascherpa, entrambi sostenuti dal drumming energico e
preparato di Marangon. Il trio appare molto affiatato e le doti tecniche si
sono affinate nel corso del tempo, rendendo il tutto estremamente fluido e
ricco di groove. Ne sono una prova la brillante title-track, che spazia dal
latin al jazz rock, mettendo subito in risalto le grandi capacità dei tre e le
riproposizioni di Hinterland e Adriatica, con la prima leggermente funky
e la seconda pregna di elementi balcanici. Anche Terra e Mare era già presente nel disco del 1981, mentre è nuova la
seguente Le Bambole, in cui possiamo
assistere alle brillanti escursioni di Zaffalon e Mascherpa. Colpiscono la
ritmica dance di Balleranno (i burattini),
che si trasforma in un grande episodio jazz rock, soprattutto per la notevole
prova di Mascherpa al sax e le delicate melodie di Secondina (con lo stesso bravissimo anche al clarinetto). I
paesaggi dell’Italia meridionale vengono evocati con una bella dose di
progressive rock nella superlativa Pensando
a Sud, salvo poi ritornare ai tempi di Hinterland
con Senza rete. Chiudono l’album Sequenza Meccanica Blues, che come
suggerisce il titolo ha echi della musica del diavolo ed una carica rock che
ricorda i Cream di Eric Clapton e la rivisitazione sudamericana di Una nuvola in gabbia. Bib-Rambla è il disco più maturo dei
Baracca & Burattini, merito di un interplay costante ed efficace tra
l’hammond di Zaffalon, i fiati di Mascherpa e le ritmiche di Marangon,
abilissimi nel creare un sound sempre in bilico tra la fusion, il jazz rock e
il progressive (anche se decisamente meno vistoso rispetto alle altre
componenti). È un’opera piena di passione, quella di un trio che finalmente,
dopo anni di assenza, torna perché ha davvero qualcosa da comunicare. Il
consiglio è quello di cercare gli album degli anni ’80 e di fiondarsi poi su
questo ultimo lavoro, per cogliere le differenze strutturali e le maggiori
capacità acquisite in 30 anni di lontananza. Come il vino buono, anche il tempo
ha migliorato i Baracca & Burattini. (Luigi Cattaneo)
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