venerdì 11 aprile 2014

BARACCA & BURATTINI, Dall'Hinterland di Torino alla Bib-Rambla

L’occasione per parlare dei Baracca & Burattini ci è fornita dalla pubblicazione di un nuovo album per l’etichetta Electromantic di Beppe Crovella (tastierista degli Arti & Mestieri). Bib-Rambla (ossia la piazza centrale di Granada), uscito nel 2013, ha riacceso i fari su una delle tante realtà torinesi dedite al jazz rock negli anni ’70. Potremmo addirittura ipotizzare l’idea di una scuola jazz rock radicata su un territorio definito. Il jazz era una sorta di attrazione per chi lavorava in ambito rock e, al tempo stesso, i jazzisti del luogo erano interessati alla genuina semplicità della grammatica rock (Riccardo Storti, Rock Map Viaggio in Italia dal 1967 al 1980, Aereostella). Come ha sottolineato Storti nella sua opera del 2009, Torino era davvero un centro propulsore fondamentale per capire certi sviluppi sonori ed è impossibile per ogni amante del genere non conoscere gruppi storici come Arti e Mestieri e The Trip, ma anche realtà rivalutate con il passare degli anni come Dedalus, Beia come Aba, Gialma 3 o Living Life. In questo contesto nascono e si inseriscono, anche se con qualche anno di ritardo, i Baracca & Burattini, bizzarro monicker ripreso da un film degli anni ’50 di Sergio Corbucci. È il 1975, quando Luciano Zaffalon (tastiere), Sandro Marangon (batteria) e Gianni Melis (basso) danno vita al progetto pensando di unire il progressive colto dei King Crimson con il jazz rock targato Perigeo. Il risultato è un disco autoprodotto con l’aiuto di Silvano Borgatta (all’epoca tastierista del gruppo di Gigi Venegoni) che vedrà la luce solo nel 1981, fuori tempo massimo, come si suol dire in certi casi.
 
Hinterland è un album intriso di frizzante jazz rock, sulla scia di Esagono e Combo Jazz, con qualche leggera venatura world che colora le composizioni, sempre in bilico tra stacchi virtuosi e cura per l’aspetto più melodico. Peccato che ormai l’epoca d’oro dei raduni e delle attenzioni verso questi suoni fossero oramai esaurite, perché questo esordio, pur presentando qualche ingenuità, rimane un disco di buon livello che con gli anni ha raggiunto anche elevate valutazioni tra i collezionisti di vinili. Pezzi come Asso di Bastoni, Scivolando o la title track mostrano il potenziale del gruppo, che avrebbe probabilmente meritato qualcosa di più. I tre scelgono di non avvalersi per questo esordio di un chitarrista, affidando gli spunti maggiori alle tastiere di Zaffalon, che può spaziare in maniera sistematica all’interno di ogni singolo brano. Luciano viene però sempre ben coadiuvato dal lavoro ritmico di Marangon, preciso e mai irruento e dal tocco funk del bravo Melis. La band, senza perdersi d’animo, riuscì a pubblicare anche un secondo lavoro passato del tutto inosservato, Trio + 1, con l’aggiunta di Salvo Occhipicca alla chitarra e una maggiore propensione per la forma canzone, con brani non più strumentali ma cantati da Zaffalon.

È un platter che presenta contatti con il mondo cantautorale (la bellissima Tarocchi), senza dimenticare spunti jazzati che fanno parte del dna del gruppo ma imbevuti di quel clima che si respirava nel pieno degli anni ’80. Il risultato è un disco indubbiamente piacevole ma che non lascia il segno come il precedente, forse anche per via di una stanchezza compositiva che affiora tra le trame di alcune tracce o per la smania di voler tentare strade che non erano proprie e che non rispecchiavano appieno le caratteristiche primigenie dei musicisti. Come spesso è accaduto per tanti di quei gruppi, ci sono voluti ben 30 anni per tornare ad ascoltare musica a loro nome. È il 2012 quando i Baracca & Burattini rinascono con la forza della determinazione. Rimangono in sella Zaffalon (che si concentra solo sull’organo hammond) e Marangon, a cui si aggiunge un autentico fenomeno come Diego Mascherpa al sax e al clarinetto. Un hammond trio che in Bib-Rambla rivisita alcune tracce presenti in Hinterland, migliorandole e rendendole molto più coinvolgenti, oltre che proporre inediti convincenti e di elevato spessore. L’album scorre via veloce ma non per questo risulta di semplice assimilazione e i vari strumenti giocano a rincorrersi o sfidarsi all’unisono, con Zaffalon magnifico interprete all’hammond e in dialogo costante con Mascherpa, entrambi sostenuti dal drumming energico e preparato di Marangon. Il trio appare molto affiatato e le doti tecniche si sono affinate nel corso del tempo, rendendo il tutto estremamente fluido e ricco di groove. Ne sono una prova la brillante title-track, che spazia dal latin al jazz rock, mettendo subito in risalto le grandi capacità dei tre e le riproposizioni di Hinterland e Adriatica, con la prima leggermente funky e la seconda pregna di elementi balcanici. Anche Terra e Mare era già presente nel disco del 1981, mentre è nuova la seguente Le Bambole, in cui possiamo assistere alle brillanti escursioni di Zaffalon e Mascherpa. Colpiscono la ritmica dance di Balleranno (i burattini), che si trasforma in un grande episodio jazz rock, soprattutto per la notevole prova di Mascherpa al sax e le delicate melodie di Secondina (con lo stesso bravissimo anche al clarinetto). I paesaggi dell’Italia meridionale vengono evocati con una bella dose di progressive rock nella superlativa Pensando a Sud, salvo poi ritornare ai tempi di Hinterland con Senza rete. Chiudono l’album Sequenza Meccanica Blues, che come suggerisce il titolo ha echi della musica del diavolo ed una carica rock che ricorda i Cream di Eric Clapton e la rivisitazione sudamericana di Una nuvola in gabbia. Bib-Rambla è il disco più maturo dei Baracca & Burattini, merito di un interplay costante ed efficace tra l’hammond di Zaffalon, i fiati di Mascherpa e le ritmiche di Marangon, abilissimi nel creare un sound sempre in bilico tra la fusion, il jazz rock e il progressive (anche se decisamente meno vistoso rispetto alle altre componenti). È un’opera piena di passione, quella di un trio che finalmente, dopo anni di assenza, torna perché ha davvero qualcosa da comunicare. Il consiglio è quello di cercare gli album degli anni ’80 e di fiondarsi poi su questo ultimo lavoro, per cogliere le differenze strutturali e le maggiori capacità acquisite in 30 anni di lontananza. Come il vino buono, anche il tempo ha migliorato i Baracca & Burattini. (Luigi Cattaneo) 

                         

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