martedì 14 ottobre 2014

THE NATURAL MYSTIC, The End (2014)


A discapito di chi sostiene polemicamente che l'underground musicale italiano è piatto e privo di idee originali, consiglio vivamente di ascoltare questa band, The Natural Mystic, gruppo di cui possiedo pochissime informazioni biografiche. Il lavoro in questione si chiama The End ed è un'opera divisa in quattro tracce, di cui due lunghe suite che superano i sedici minuti di durata. La cosa che colpisce subito l'ascoltatore è il vasto calderone sonoro utilizzato dalla band: echi di metal ed hard rock (System of a Down, Queensryche, Deep Purple), psichedelica, west coast  (Crosby, Stills and Nash) e folk progressivo (Strawbs, Magna Carta). Il gruppo fa un largo uso delle chitarre acustiche a 6 e 12 corde (Galbo, Angel e Dile sono i chitarristi e quest'ultimo è anche il vocalist) e del flauto (suonato anch'esso da Angel), oltre ad utilizzare un massiccio uso di percussioni grazie al brillante contributo di Pacho, storico percussionista dei Karma, band italiana attiva negli anni ‘90. Il perno del disco sono le due lunghe suite, The scream inside in my mind, con il suo intro affascinante di percussioni africane e con i suoi chiaroscuri creati dalle chitarre elettriche ed acustiche. Molto piacevole la duttilità della voce solista che risente dell'influenza dei grandi vocalist rock/metal del passato, in particolare di Geoff Tate (Queensryche) e di Ian Gillan (Deep Purple) ed in generale buone appaiono le armonie vocali create dagli altri componenti della band. Molto valida la performance della sezione ritmica composta da Zamaun (basso, tastiere e voce) e dal già citato Pacho alla batteria ed alle percussioni. Azzeccati e mai sopra le righe gli interventi tastieristici. La seconda suite, Town of my heart, ha un intro bucolico di chitarre acustiche a dodici corde e pone il flauto in bella evidenza. Anche in questo caso la band dimostra di avere idee da vendere e di essere in grado di imbastirle con un buon piglio tecnico, senza però mai eccedere nel virtuosismo strumentale. Le due tracce rimanenti sono El pecador e My garden, due song di pregevole fattura: la prima con un piglio più metal, con il suo intro di doppio pedale; la seconda caratterizzata da atmosfere west coast. Concludendo direi che i Natural Mystic sono una band di assoluto spessore e questa loro opera può essere ritenuta interessante da coloro che amano le contaminazioni di generi. Questo lavoro si distacca fortemente dal progressive classico ma potrà essere apprezzato da tutti coloro che non si aspettano un'ennesima band clone di Yes o Genesis. L'unica nota negativa è forse la produzione ed il sound delle chitarre elettriche, un po' piatto e poco incisivo, cosa che peraltro non toglie assolutamente valore all’album. (Marco Causin)

El Pecador (Official Video)

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