Dalla nascita dei
talent show musicali non possiamo dire di aver avuto la proliferazione di
artisti realmente interessanti o con qualcosa da dire che esulasse dal contesto
pop creato ad arte da fini maestri della comunicazione televisiva. Ho sempre
pensato che programmi di questo tipo (Amici, X Factor, The Voice) siano molto
deprimenti, soprattutto per chi si esibisce davanti ad un pubblico interessato
magari più al look, alla polemica con l’insegnante o il giudice di turno e poco
all’esibizione, che nel carrozzone della televisione finisce per essere spesso
l’elemento di minor rilievo. Inoltre fa tristezza pensare che per quei pochi
che realmente raggiungono lo status di celebrità come Emma Marrone o Marco
Mengoni (sempre impegnati in un pop attento agli scialbi dettami dell’industria
discografica), tanti altri, magari anche dotati, finiscono nel dimenticatoio
del susseguirsi di edizioni e programmi triti e ritriti. Premessa doverosa per
raccontare l’ep d’esordio di uno che invece sta tentando di non rimanere
impigliato in certi meccanismi, Giacomo Voli, finalista della passata edizione
di The Voice (vinta da Suor Cristina, sfruttata per bene dalla furba produzione
del talent) nella squadra guidata da Piero Pelù. Il buon Voli sceglie
l’autoproduzione, con distribuzione dell’ufficio stampa Atomic Stuff, per questo Ancora nell’ombra, e non potrebbe essere
diversamente vista la lontananza dal mainstream che di solito caratterizza chi
partecipa a programmi di questo tipo. Inoltre Giacomo è autore dei suoi pezzi,
cosa rara anche questa, che tra l’altro sono tutti ben rifiniti ed estremamente
gradevoli. Insieme al cantante di Correggio troviamo Mattia Rubizzi alle
tastiere, Riccardo Bacchi alla chitarra, Federico Festa al basso e Demis
Castellari alla batteria, complici del sound corposo che caratterizza i brani
presenti. Quattro originali e due cover, quasi 25 minuti di musica che si
aprono con il singolo Il Vento canterà,
un hard rock distorto imparentato con il grunge degli anni ’90, per poi
proseguire con La Fenice, brano più
dark ma ancora molto coinvolgente. Un
Capitale richiama in maniera trascinante gli Audioslave, mentre Ridi nel tuo caffè risulta la traccia
più melodica e cantabile tra quelle da lui scritte. Chiudono l’ep un
apprezzabile Impressioni di Settembre della
P.F.M. e Can’t find my way home che
ci riporta al 1969 degli straordinari Blind Faith della coppia Eric
Clapton-Steve Winwood, segno che Voli ha un background culturale importante e che
magari in futuro potrebbe portarlo a scegliere strade sinora inesplorate.
Faccio un plauso a Giacomo che non è sceso a compromessi con le radio e il
business delle major, tirando dritto per la sua strada fatta di rock, metal e sudore.
(Luigi Cattaneo)
Impressioni di Settembre (Video)
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