I Constraint sono una
band di metal sinfonico vicino ai canoni e allo stile dei Nightwish e degli
Epica e dopo un demo del 2012 e diversi cambi di line up giungono finalmente al
primo full lenght, Enlightened by
darkness. Il gruppo di Modena, forte anche dell’attività live di questi
anni, arriva a questo debut con un discreto numero di idee e una conoscenza
indubbia della materia sinfonica. Non ci sono grandi variazioni nello spartito
dei Constraint, ben calati nel contesto epico che il genere esige e con la voce
operistica di Beatrice Bini che imperversa lungo i 35 minuti del disco, brava
nel suggellare l’ottima prova dei musicisti presenti (Alessio Molinari alla
chitarra, Simone Ferraresi alle tastiere, Federico Paglia al basso e Alessandro
Lodesani alla batteria). I cinque appaiono molto attenti nel lavoro sulla
scrittura, abili nel creare arrangiamenti ad hoc (bello il lavoro di rifinitura
di Ferraresi), melodie immediate e passaggi evocativi in cui emerge anche il
tocco di Molinari, bravo sia nelle parti ritmiche che nei soli. L’ensemble ha
una certa cura nella costruzione di dinamiche coinvolgenti e mai troppo
prolisse, un impianto heavy che si sposa con trovate di facile lettura che
rendono l’album scorrevole e piuttosto fresco. Parte subito forte Behind the scenes, caratterizzata da un
ottimo lavoro della Bini e da accurate orchestrazioni Nightwish style, che si
levigano a favore di una maggiore intensità in Talking dumbs prima e The
ending of time poi, uno dei pezzi meglio riusciti tra i presenti. La
potenza dei modenesi si placa con Illusion
of a dream, ma è solo un attimo, perché The
birth torna sui binari più congeniali al gruppo, con ritmiche interessanti
e piuttosto metal. La suggestiva Breathing
infinity apre la porta ad una title track tirata e ricca di potenza, mentre
Oniria conclude magistralmente un
disco gradevole, intenso e di sicuro interesse per chi ama certe sonorità.
(Luigi Cattaneo)
Enlightned by darkness (Video)
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