mercoledì 22 giugno 2016

STEFANO PANUNZI, Timelines (2005)


Era il 2005 quando Stefano Panunzi esordiva con Timelines, un album raffinato e corale che avrebbe meritato maggiore visibilità tanta è la qualità che emerge da questo platter. Un lavoro di grande spessore in cui convogliano atmosfere tipiche della psichedelia e del progressive inglese e che vanno ad incontrarsi in modo omogeneo con istanze jazzate e aloni elettronici, che riempiono Timelines di riferimenti ai King Crimson, ai Porcupine Tree, a Brian Eno e al dark wave, soprattutto per i tappeti tastieristici di Panunzi, davvero bravo nel disegnare certi scenari. Opera corale perché ha al suo interno tanti musicisti di diversa estrazione che hanno creato soluzioni, costruito frammenti, dato impulso alle idee del mastermind, abile regista nell’utilizzare al meglio gli interventi “esterni”. L’iniziale title track è la song più immediata, complice anche la brava Sandra O’Neill alla voce, mentre ci caliamo davvero nelle atmosfere che caratterizzano l’album dalla seguente Underground, con Giancarlo Erra dei NoSound alla voce e Markus Reuter come sempre avanguardistico nel suo modo di suonare ambient e warr guitar. Egregio il lavoro di Nicola Alesini (sax e clarinetto) e del compianto Mick Karn (ex bassista dei Japan) nella strumentale Everything 4 her e non è da meno Mike Applebaum (tromba) in No answer from you, due episodi che fondono il jazz con il prog in maniera perfetta. A metà disco sorgono un paio di monumenti sonori come l’inquieta Masquerade, guidata dal tocco di Karn e di Nicola Lori alla chitarra e Web of memories, dove il grande bassista forma con Gavin Harrison (batteria) una sezione ritmica incredibile e capace di accompagnare con precisione e classe la performance di Haco alla voce, che ha ricordato in parte quella di Bjork. A questo punto Panunzi piazza quattro strumentali sontuosi, The moon and the red house dove torna con decisione a presenziare Applebaum, Forgotten story in cui sono magistrali gli interventi di Alesini al sax, Tribal innocence con Karn e Applebaum a duettare in maniera coinvolgente e Something to remember che è animata dalle note del piano elettrico di Peter Chilvers che vanno ad incontrare quelle dell’onnipresente trombettista americano. Commiato finale per l’intensa I’m looking for, con Karn (qui anche alla voce) seguito da Applebaum, Erra alla chitarra e dallo struggente violoncello di Laura Pierazzuoli. Disco da recuperare! (Luigi Cattaneo)

I'm looking for (video)

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