Era il 2005 quando
Stefano Panunzi esordiva con Timelines,
un album raffinato e corale che avrebbe meritato maggiore visibilità tanta è la
qualità che emerge da questo platter. Un lavoro di grande spessore in cui
convogliano atmosfere tipiche della psichedelia e del progressive inglese e che
vanno ad incontrarsi in modo omogeneo con istanze jazzate e aloni elettronici,
che riempiono Timelines di
riferimenti ai King Crimson, ai Porcupine Tree, a Brian Eno e al dark wave,
soprattutto per i tappeti tastieristici di Panunzi, davvero bravo nel disegnare
certi scenari. Opera corale perché ha al suo interno tanti musicisti di diversa
estrazione che hanno creato soluzioni, costruito frammenti, dato impulso alle
idee del mastermind, abile regista nell’utilizzare al meglio gli interventi
“esterni”. L’iniziale title track è la song più immediata, complice anche la
brava Sandra O’Neill alla voce, mentre ci caliamo davvero nelle atmosfere che
caratterizzano l’album dalla seguente Underground,
con Giancarlo Erra dei NoSound alla voce e Markus Reuter come sempre
avanguardistico nel suo modo di suonare ambient e warr guitar. Egregio il
lavoro di Nicola Alesini (sax e clarinetto) e del compianto Mick Karn (ex
bassista dei Japan) nella strumentale Everything
4 her e non è da meno Mike Applebaum (tromba) in No answer from you, due episodi che fondono il jazz con il prog in
maniera perfetta. A metà disco sorgono un paio di monumenti sonori come l’inquieta
Masquerade, guidata dal tocco di Karn
e di Nicola Lori alla chitarra e Web of
memories, dove il grande bassista forma con Gavin Harrison (batteria) una
sezione ritmica incredibile e capace di accompagnare con precisione e classe la
performance di Haco alla voce, che ha ricordato in parte quella di Bjork. A
questo punto Panunzi piazza quattro strumentali sontuosi, The moon and the red house dove torna con decisione a presenziare
Applebaum, Forgotten story in cui
sono magistrali gli interventi di Alesini al sax, Tribal innocence con Karn e Applebaum a duettare in maniera
coinvolgente e Something to remember
che è animata dalle note del piano elettrico di Peter Chilvers che vanno ad
incontrare quelle dell’onnipresente trombettista americano. Commiato finale per
l’intensa I’m looking for, con Karn
(qui anche alla voce) seguito da Applebaum, Erra alla chitarra e dallo
struggente violoncello di Laura Pierazzuoli. Disco da recuperare! (Luigi
Cattaneo)
I'm looking for (video)
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