Metafisiche del suono è il nuovo disco di Lino Capra Vaccina, titolo
emblematico ed esplicativo, dove il silenzio diviene parte del percorso, una
ricerca su cui l’autore ragiona da sempre in piena anarchica libertà e che
racconta le tappe di una carriera dove la sperimentazione è il leitmotiv comune
di ogni progetto. Qui ritroviamo un po’ tutto quello che ha sviluppato Lino in
più di 40 anni di attività, dai primi Aktuala alle collaborazioni con Franco
Battiato e Juri Camisasca, passando per Telaio Magnetico e Filarmonica della
Scala, sempre attento nel fondere avanguardia e minimalismo in un album sì
raffinato ma davvero per pochi. Già gli strumenti utilizzati fanno intendere a
cosa si va incontro, perché con Capra Vaccina (vibrafono, pianoforte,
metallofono, gongs, campane, percussioni, tablas, strumenti ad arco, campane a
vento, piatti e timpani) troviamo in alcuni pezzi Camillo Mozzoni (oboe e corno
inglese), Michael Tanner (salterio, autoharp, dulcimer, chitarra elettrica e
tratments) e Alison Cotton (viola), quartetto che si muove lungo i solchi della
carriera solista del compositore, di cui è bene ricordare almeno Antico Adagio, masterpiece per chi ama
perdersi in certe arcane sonorità. Pur non amando particolarmente il genere devo
dire che non mi è difficile riconoscere la grandezza del personaggio,
bravissimo nell’unire ambient, ricerca sui timbri, musica modale e minimalismo,
una sintesi che va oltre il mero concetto discografico ma offre uno studio
profondo della materia trattata. L’opera fluttua oniricamente attraverso sei
composizioni lievi, che forniscono suggerimenti immaginifici piuttosto che
esplicare contenuti in maniera nitida, con un andamento volutamente monocorde e
senza particolari sussulti, una forma che aumenta lo stato di trascendenza a
cui Lino ci ha sovente abituati. Certo l’interplay tra il pianoforte e gli
strumenti a percussione è uno dei cardini su cui poggia questo ritorno e
probabilmente sancisce anche i passaggi maggiormente interessanti, così come
l’alone sacro che emerge per quei toni astratti, che rimanda a ricordi
nebbiosi, impressioni evanescenti e soffuse che si allontano, come i costrutti
occidentali che vanno dimenticati per un attimo, perché qui tutto profuma di
culture lontane da noi. Ogni cosa diviene tenue, manipolata con autentica
grazia per farci recepire il rito compiuto all’insegna di un misterioso
connubio tra le radici del silenzio e la pura arte avanguardistica. (Luigi
Cattaneo)
Album Trailer
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