Era il 2012 quando la Megasound, etichetta molto attiva
nel campo delle produzioni avanguardistiche e libere da schemi precostruiti,
proponeva i Nohaybandatrio, band che si è sempre contraddistinta per la
capacità di estremizzare il concetto di jazz attraverso una spiccata attitudine
free, forti anche di interessanti sviluppi noise e un’attitudine rock piuttosto
evidente. Harpya inizia subito a destrutturare
il jazz e a spiccare per primo è il sax di Marcello Allulli, capace di creare
sviluppi incisivi e riflessivi a cui fa da contraltare la furia calcolata di Lele
Tomasi, batterista potente ma di estrema precisione (sentite che tempi …) e la
spinta sostenuta di Fabio Recchia al basso, abile a districarsi per tutta la
durata del lavoro anche alla chitarra. Molto potente soprattutto nella parte
ritmica è Lemmings!, altro esempio di
come il trio si applica al jazz mutandone pelle e forma in uno sperimentalismo consapevole
e non fine a sé stesso, con lo sguardo rivolto oltre a quello che può offrire
un genere. Un discorso che colpisce al cuore dei puristi del jazz e che si
mantiene tale anche in Led Zep, piccolo
omaggio al gruppo che fu di Jimmy Page e Robert Plant, capace di stuzzicare con
un inizio dai toni soffusi, per poi vivacizzarsi in un crescendo continuo di
suoni e pulsioni irrefrenabili e dai vaghi contorni, in cui è possibile sentire
umori free e noise. Ballad smorza i
toni, ha quasi una funzione di intermezzo e mostra tutta la classe di Allulli
all’interno di un brano che invece potrà piacere anche a chi è più legato al
jazz (puristi compresi …). Da qui il gruppo allarga ancor di più i propri
confini con una serie di ospiti di primo livello come Francesco Bearzatti in HC, episodio in cui il sassofonista
sperimentatore, troppe volte sottovalutato in Italia, si divincola con grande
capacità nel sound abrasivo della band, che qui pare davvero a proprio agio nel
proporre un jazz distorto e greve di inaudita potenza. Il grande Giovanni
Falzone con la sua tromba si insinua tra le trame di Tonino Hardcore, Tonino Rock & Roll, in cui si privilegia di nuovo l’impatto di una certa forza e tempi
dispari pieni di fantasia e di brio, mentre complessa e intricata, criptica ma
affascinante appare Mr Bedeker, con Massimo Pupillo degli Zu al basso,
capace di spostare ancor di più il tiro verso sonorità noise dominate da un
wall of sound spaventoso e da effetti elettronici destabilizzanti, dove emerge
con prepotenza assoluta lo straordinario lavoro di Tomasi. Chiusura più
delicata e armoniosa con Banchetto di
nozze, che vede la presenza di
Enrico Gabrielli (nome di spicco del panorama indie rock italiano) al
clarinetto e al flauto, ultimo sospiro di un album bello e difficile. Un lavoro
inusuale in cui i tre componenti riescono a destreggiarsi in maniera corposa
all’interno di brani dalla struttura complicata e ricercata, in cui partono dal
jazz e lo contaminano con il rock, forti di un’estetica free e di incursioni
nel noise, il tutto registrato in presa diretta! Si possono citare gli Zu e i
Naked City, noti per essere band dalle mille definizioni proprio perché poco
inquadrabili. Come i Nohaybandatrio. (Luigi Cattaneo)
Qui di seguito il link per ascoltare l'intero disco
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