Dopo un’assenza di ben
cinque anni (La zona d’ombra è del
2012) tornano i romani Magnolia (Chiara Gironi alla voce, Donatella Valeri al
pianoforte e alle tastiere, Bruno Tifi alla chitarra, Simone Papale al basso,
Claudio Carpenelli alla batteria e Alessandro Di Cori alla chitarra, al basso e
ai synth) con un album pieno di temi interessanti e attuali, una sorta di
concept che vede protagonisti i due ragazzi dell’artwork impegnati a girare il
mondo contemporaneo durante avvenimenti storici significativi. La title track
iniziale è uno strumentale dai tratti hard che confluisce nella rabbia di Rivolta, in cui si emanano movimenti
come Occupy Wall Street e la Primavera araba, un folk rock progressivo pieno di
groove. La città della notte è
ispirata ai tragici avvenimenti accaduti alla scuola Diaz di Genova nel 2001 e
la band emana il dolore e lo sgomento di quella notte con un sound più fosco,
dall’aurea ovviamente drammatica (con tanto di voci dei manifestanti presenti
in quell’occasione). La Grecia, madre della cultura, è la protagonista di Gea, brano energico con tanto di
narrazione di alcuni versi dell’Iliade.
La successiva Syrma è tra le tracce
più prog del disco, si stratifica attraverso l’uso di archi, riff serrati,
sezioni classiche che si alternano con altre potenti e il racconto che narra
dei desaparecidos e dei soprusi militari dei regimi. Ottima anche Stasi (temuta organizzazione governativa
di sicurezza e spionaggio della Germania Est), divisa tra frangenti suggestivi
e vigorosi ed ispirata dalle atmosfere di Le
vite degli altri di Florian Henckel von Donnersmarck, vincitore dell’oscar
per il miglior film straniero del 2006. La lunga Terre di mezzo nasce addirittura negli anni ’90, dedicata al
davvero infinito conflitto tra Israele e Palestina, si sviluppa attraverso
momenti delicati che si infrangono contro spinte heavy tra Queensryche e Riverside,
momenti orchestrali che dialogano con raffinate architetture vintage, un vero
godimento estetico per ogni fan del progressive italiano. Chiusura affidata
alla suite Luna del viandante, divisa
in tre parti mostra diverse sfaccettature del suono dei Magnolia, a partire dal
bel lavoro della Valeri che si staglia su una partitura capace di passare dalla
psichedelia progressiva alla ballata tenue in odore di cantautorato, un
impressione che a dire il vero, probabilmente anche per le tematiche trattate,
non mi ha quasi mai abbandonato per tutto il platter. Con fuoco conferma innanzitutto le doti espressive del gruppo e
segna a mio modo di vedere un passo in avanti in termini compositivi, dovuti
forse alla loro capacità di far fermentare idee e pensieri, cristallizzati in
maniera decisamente buona in questo graditissimo come back. (Luigi Cattaneo)
Luna del viandante (Video)
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