domenica 15 luglio 2018

HOGS, Fingerprints (2018)


Dopo il debutto del 2015 Hogs in fishnets, tornano gli Hogs (Simone Cei alla voce, Francesco Bottai alla chitarra, Luca Cantasano al basso e Pino Gulli alla batteria) con un album carico di rock che non disdegna solide influenze hard e funky, in cui il groove e la voglia di scuotere l’ascoltatore non viene mai meno. Una rock band settantiana nata nei ’90 come si definisce il quartetto? Può darsi, ma la cosa che più risalta è lo spirito r’n’r che colora le composizioni, immediate, dirette e brillanti. Intenzioni che si materializzano da subito in Man size, mirabile opening track che trova nella verve di Stinking like a dog e nella suadente melodia di Mr. Hide l’ideale proseguimento a base di rock. Un trittico iniziale che espone linee guida irrinunciabili a cui si presta anche la solarità coinvolgente di Australia summerland, prima della ballata Down to the river, che mi ha ricordato alcuni capitoli del grande Ben Harper e viene arricchita dalla presenza di Federico Pacini al piano e all’organo. Gradevole Another dawn, che sviluppa un breve intermezzo strumentale piuttosto interessante, mentre Man of the scores torna a battagliare con un sound potente e senza fronzoli in odore di Pearl Jam. Stessi umori che si respirano nella buonissima Can’t find my home, che sfuma nel rallentamento di Jewish vagabond, brani in cui troviamo oltre al già citato Pacini (in entrambi) anche Paolo Giorgi alla steel guitar (nel secondo). Pacini a tratti sembra il quinto elemento della band e dà il suo contributo pure in Don’t stop moving e nella conclusiva e ottima Just for one day, in cui appare un quartetto vocale femminile. Semplice all’ascolto ma non nei contenuti, Fingerprints con il suo connubio di energia e melodia risulta incisivo ed estremamente espressivo, un piccolo gioiellino di valoroso r’n’r impossibile da non consigliare agli amanti del genere. (Luigi Cattaneo)
 
Stinking like a dog (Official Video)
 

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