Dopo il debutto del
2015 Hogs in fishnets, tornano gli
Hogs (Simone Cei alla voce, Francesco Bottai alla chitarra, Luca Cantasano al
basso e Pino Gulli alla batteria) con un album carico di rock che non disdegna
solide influenze hard e funky, in cui il groove e la voglia di scuotere
l’ascoltatore non viene mai meno. Una rock band settantiana nata nei ’90 come
si definisce il quartetto? Può darsi, ma la cosa che più risalta è lo spirito
r’n’r che colora le composizioni, immediate, dirette e brillanti. Intenzioni
che si materializzano da subito in Man
size, mirabile opening track che trova nella verve di Stinking like a dog e nella suadente melodia di Mr. Hide l’ideale proseguimento a base
di rock. Un trittico iniziale che espone linee guida irrinunciabili a cui si
presta anche la solarità coinvolgente di Australia
summerland, prima della ballata Down
to the river, che mi ha ricordato alcuni capitoli del grande Ben Harper e
viene arricchita dalla presenza di Federico Pacini al piano e all’organo.
Gradevole Another dawn, che sviluppa
un breve intermezzo strumentale piuttosto interessante, mentre Man of the scores torna a battagliare
con un sound potente e senza fronzoli in odore di Pearl Jam. Stessi umori che
si respirano nella buonissima Can’t find
my home, che sfuma nel rallentamento di Jewish
vagabond, brani in cui troviamo
oltre al già citato Pacini (in entrambi) anche Paolo Giorgi alla steel guitar
(nel secondo). Pacini a tratti sembra il quinto elemento della band e dà il suo
contributo pure in Don’t stop moving e
nella conclusiva e ottima Just for one
day, in cui appare un quartetto vocale femminile. Semplice all’ascolto ma
non nei contenuti, Fingerprints con
il suo connubio di energia e melodia risulta incisivo ed estremamente
espressivo, un piccolo gioiellino di valoroso r’n’r impossibile da non consigliare
agli amanti del genere. (Luigi Cattaneo)
Stinking like a dog (Official Video)
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