Esordio assoluto per
gli Overture, band nata nel 2010 dalle ceneri dei Sons of the Rascals, disco
composto da cinque lunghe composizioni e completamente autoprodotto dai sardi.
Luigi Ventroni (voce), Fiorella Piras (flauto), Samuele Desogus (chitarra),
Simone Meli (tastiere), Stefano Sanna (basso e contrabbasso) e Simone Desogus
(batteria) danno vita ad un sound debitore di Jethro Tull, Genesis, Camel e
P.F.M. ma con qualche venatura hard anche inaspettata. Certo il sinfonismo del
sestetto fa pensare alla stagione progressiva dei settanta sia inglese che
italiana e qualche suono più moderno non può che fare del bene al progetto, che
risulta appetibile sia per il grande esperto che per il novello del genere. Il
classicheggiante interplay tra il flauto e le tastiere è sorretto dal dinamismo
della coppia ritmica e dal grande lavoro di Degosus alla chitarra, sul quale si
erge un cantato evocativo come da tradizione. Lux et Ombra e Il mendicante sono
puro prog rock italiano, raffinato, suonato ottimamente, ricco di spunti
sinfonici e complesso al punto giusto. Da A
deer in the river ci si sposta maggiormente nella terra d’Albione ma il
mood malinconico di certi fraseggi rimanda anche ai Pain of Salvation e agli
Opeth degli ultimi lavori, segno che il gruppo non si è fermato al 1979 come
ascolti e influenze. Buonissime le conclusive Crop circles, che si dipana vorticosamente lungo 13 infuocati
minuti ed Ephesia’s chime, finale che
conferma la qualità complessiva e le tante idee che animano questo debutto.
(Luigi Cattaneo)
Ephesia's chime (Video)
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