sabato 14 luglio 2018

OVERTURE, Overture (2018)



Esordio assoluto per gli Overture, band nata nel 2010 dalle ceneri dei Sons of the Rascals, disco composto da cinque lunghe composizioni e completamente autoprodotto dai sardi. Luigi Ventroni (voce), Fiorella Piras (flauto), Samuele Desogus (chitarra), Simone Meli (tastiere), Stefano Sanna (basso e contrabbasso) e Simone Desogus (batteria) danno vita ad un sound debitore di Jethro Tull, Genesis, Camel e P.F.M. ma con qualche venatura hard anche inaspettata. Certo il sinfonismo del sestetto fa pensare alla stagione progressiva dei settanta sia inglese che italiana e qualche suono più moderno non può che fare del bene al progetto, che risulta appetibile sia per il grande esperto che per il novello del genere. Il classicheggiante interplay tra il flauto e le tastiere è sorretto dal dinamismo della coppia ritmica e dal grande lavoro di Degosus alla chitarra, sul quale si erge un cantato evocativo come da tradizione. Lux et Ombra e Il mendicante sono puro prog rock italiano, raffinato, suonato ottimamente, ricco di spunti sinfonici e complesso al punto giusto. Da A deer in the river ci si sposta maggiormente nella terra d’Albione ma il mood malinconico di certi fraseggi rimanda anche ai Pain of Salvation e agli Opeth degli ultimi lavori, segno che il gruppo non si è fermato al 1979 come ascolti e influenze. Buonissime le conclusive Crop circles, che si dipana vorticosamente lungo 13 infuocati minuti ed Ephesia’s chime, finale che conferma la qualità complessiva e le tante idee che animano questo debutto. (Luigi Cattaneo)
 
Ephesia's chime (Video)
 

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