I
Parco Lambro sono un quintetto bolognese (Clarissa Durizzotto al sax, Mirko
Cisilino al trombone e alle tastiere, Giuseppe Calcagno alla chitarra e al
basso, Andrea Faidutti alla chitarra, al basso e alla voce e Alessandro
Mansutti alla batteria) che già dal monicker omaggiano un determinato periodo
storico in cui si svolgeva con successo il festival organizzato dalla rivista Re Nudo proprio nel parco milanese
(l’ultima edizione risale al 1976). Questo primo e ottimo album si avvicina per
stile e sound ad act come Soft Machine, Area, Perigeo e Pekka Pohjola e si
contraddistingue per armonie jazz rock, ritmiche sostenute e trame elettroniche
affascinanti, una musicalità meticcia e ricca di influenze che si muove con
disinvoltura, facendo trasparire una certa devozione per quell’era lontana
senza risultare eccessivamente passatisti o nostalgici, un po’ come i
conterranei Accordo dei contrari. La Music Force mostra coraggio nel pubblicare
un prodotto lontano dal gusto del grande pubblico ma che sono sicuro diventerà
un piccolo cult tra gli amanti di certi suoni (un po’ come successo ultimamente
ai bravissimi Mobius Strip), soprattutto perché questo debut è davvero tra gli
album di jazz progressivo più interessanti che mi è capitato di ascoltare negli
ultimi due anni. Complesso ma avvincente da subito, comunicativo, pervaso di un
impronta jazz che si sposa con il carattere da jam band che finisce per
dilatare e strutturare brani di grande impatto e forza, capaci di trasportarci
come per magia in un tempo remoto e non banale. #5 è l’inizio pieno di fantasia, vintage e strutturato, colpisce
con vigore ed eleganza, una forza unitaria tra le parti che mette in luce
strutture compositive di pregio assoluto. Nord,
divisa in due parti, è una notevole suite settantiana con echi free e passaggi
aspri e pungenti, Not for you ha
invece venature funky che si intrecciano con altre psichedeliche, composte e
scritte con attenzione e cura, un crossover che intreccia strade complicate ma
che gli emiliani destreggiano con grande lucidità. Notturno, come suggerisce il titolo, è maggiormente lieve ma il
mood trepidante non svanisce e si conferma anche nella conclusiva Ibis, sontuosa suite che chiude un
lavoro imperdibile per gli amanti di certe sonorità. (Luigi Cattaneo)
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