Simone Tilli, che da
queste pagine abbiamo conosciuto per la sua militanza nei Le Jardin Des Bruits,
è il personaggio che si cela dietro il progetto Gualty, partito nel 2011 e
giunto ora al terzo disco in studio. Transistor,
uscito l’anno scorso per la Red Cat Records, è un album in cui Tilli (voce,
tastiere, drum machine e tromba) si è divertito a giocare con l’elettronica,
sostenuto dai bravissimi Antonio Inserillo (basso), Michele Senesi (chitarra) e
Zani Nello (batteria), andando a pescare a piene mani dal post punk ottantiano
di Joy Division e Killing Joke, con il cantato italiano croce e delizia di un
lavoro interessante nella sua durata complessiva. Croce perché, se da un lato
la lingua utilizzata non risulta sempre scorrevole e fluida rispetto
all’aspetto puramente sonoro, è pur vero che la delizia sta tutta nei messaggi
lanciati, che risultano chiari sin da subito, poco soggetti ad interpretazioni,
diretti, anche crudi nella sostanza. Sguardo vintage e temi attuali, anche
scottanti, con l’angoscia del quotidiano e la frenesia del successo individuale
che divengono corollario di brani tinti di nero (Zoobank), oscuri (Sostanze
aliene, con il suo malefico organo), ossessivi (Villagio globale e Tryvega,
entrambe arricchite dal sax di Gianluca Brown). Tilli, dopo Deadburger, Carnera
e i già citati Le Jardin des Bruits, piazza un altro bel colpo, confermandosi
interprete curioso e versatile. (Luigi Cattaneo)
https://open.spotify.com/album/7pXxGYPS4gFUzwF1aPAsn8 Qui di seguito il link spotify di Transistor
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