Apocalips
è
il secondo album in studio degli Ottone Pesante, particolarissimo trio composto
da Francesco Bucci (trombone), Paolo Raineri (tromba) e Beppe Mondini
(batteria), che ha dato vita ad un progetto assolutamente originale e curioso.
I fiati sembrano davvero annunciare l’arrivo dell’apocalisse, sostenuti da una
prestazione mostruosa di Mondini, batterista che unisce furia e precisione.
L’inferno viene evocato a suon di black metal, prog, jazz metal e doom, un
crossover fatto di potenza, fraseggi complessi e puro nichilismo e non deve
spaventare la combinazione poco convenzionale tra strumenti, perché tutto è
fluido e clamorosamente ossessivo. Quando sperimentare
non significa cercare di stupire a tutti i costi vengono fuori prodotti come
questo, dove la voglia di andare oltre steccati di genere non è fine a sé
stessa e porta, dopo l’esordio Brassphemy
set in stone, ad un risultato a tratti memorabile. La carica live degli
Ottone Pesante è presente anche nel lavoro e stupisce come il suono dei fiati
risulti così aggressivo, facendo le veci delle assenti chitarre, senza mai
dimenticare quel tocco melodico che rende i brani carichi di un’atmosfera
drammatica e inquieta. Da subito si colgono gli stilemi del trio, con una Shining bronze purified in the crucible da
brividi, doppiata dalla debordante Lamb
with seven horns and seven eyes, metallo ai limiti dell’estremo buono per
tutte le stagioni. Il black metal nordico si affaccia straordinariamente in Bleeding moon, prima della perentoria
carica distruttiva di Angels of the earth
e dell’inquietante The fifth trumpet,
in cui troviamo alla voce Travis Ryan dei Cattle Decapitation. Si prosegue con
altri due brani riuscitissimi, Locusts’
army e Seven Scourges, ancora una
volta molto convincenti. Pezzi che ci conducono verso l’ipnotico finale di Tweleve layers of stones e soprattutto Doom mood, lunghissima traccia nero pece
e funebre chiusura di un ritorno regale. (Luigi Cattaneo)
Apocalips (Full album)
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