I più attenti (e
incalliti) fan del progressive italiano ricorderanno Una stagione all’inferno
per aver omaggiato, diversi anni fa, L’amaro
caso della baronessa di Carini, sceneggiato Rai dei ’70, all’interno di una
compilation targata Black Widow Records. Il tempo non è passato inutilmente e
il gruppo formato da Fabio Nicolazzo (voce e chitarra), Laura Menighetti (voce
e tastiere), Roberto Tiranti (basso e membro anche di Labyrinth, Wonderworld e
La Storia dei New Trolls), Pier Gonnella (chitarrista dei Necrodeath ed ex
Labyrinth), Marco Biggi (batterista già in forza nei Rondò Veneziano), Paolo
Firpo (sax), Kim Schiffo (violoncello), Daniele Guerci (viola) e Laura Sillitti
(violino), ha lavorato sodo per sfornare un lavoro a mio avviso maestoso. Il mostro di Firenze è un concept
ispirato ovviamente ai tragici fatti di cronaca iniziati nel 1968 e che si sono
protratti macabramente sino al 1985, omicidi che terrorizzarono l’Italia di
allora e che ancora oggi sono tema di discussione. La vicenda negli anni ha
sempre affascinato per l’alone di mistero che la circonda e il dark prog
sinfonico della band, ponte tra Raccomandata Ricevuta Ritorno, Goblin,
Malombra, Il Segno del Comando e L’ombra della sera, appare perfetto per
descrivere avvenimenti plumbei e arcani. I liguri sono stati davvero bravissimi
nel non perdersi in una vicenda intricata, improntata giocoforza su atmosfere
oscure e cupe e su testi che suggeriscono immagini, rimandano a particolari
della storia e avvenimenti anche con una certa dose di poetica, cosa per nulla
semplice visto il cruento tema trattato. Per gli amanti del dark prog disco da
avere senza nessun dubbio. (Luigi Cattaneo)
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