Ispirato da una
fotografia, Locked exit è il secondo
album dei Liquid Shades, band formata da Diego Insalaco (chitarra, tastiere e
synth), Marco Gemmetto (voce e chitarra), Paolo Felletti (basso e voce),
Lorenzo Dotto Checchinato (sax, corno, percussioni e voce) e Filippo Avanzi
(batteria), che mi aveva impressionato nel precedente Reaching for freedom, una delle migliori uscite di prog italiano
del 2017. Le atmosfere del disco d’esordio vengono sostituite da sonorità più
dirette, complice anche qualche cambio in line up, con la scrittura che
predilige un approccio greve, aspro, che ben si sposa con i temi trattati dai
ferraresi (lo smarrimento individuale dei nostri tempi, un certo distaccamento
dalla realtà). Difficile stabilire se questo sia un disco più o meno riuscito
del precedente, sicuramente ci troviamo dinnanzi a qualcosa di differente ma
che si assesta comunque su livelli più che buoni, con le classiche citazioni
del progressive rock nostrano dei ’70 (Lontano
da tutto, La via del grande fiume)
filtrate attraverso la sensibilità di musicisti molto preparati. L’aurea che
permea pezzi come Ozymandias o Wasting myself è quella di una band che
riesce a risultare contemporanea e mai troppo demodè, pur ispirandosi ad un
genere nato cinquant’anni fa, segno della bravura di un quintetto che, pur
mutando pelle, riesce a confezionare un prodotto ancora una volta di sicuro
interesse. (Luigi Cattaneo)
Insomnia (Video)
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