Nati nel 2014
dall’incontro tra Fabio Vrenna (chitarra e tastiere), Fulvio Solari (chitarra)
e Daniele Riotti (batteria), con l’intento di omaggiare il grande progressive
rock settantiano, già a partire dalla scelta del nome del gruppo, crasi tra i
Gentle Giant e One for the vine dei
Genesis (da Wind & Wuthering del 1976). Le trame, esclusivamente
strumentali del trio, si arricchiscono del basso di Marco Fabricci e del piano
suonato da Chico Schoen e Ilaria Vrenna, che fanno di questo Music for empty places un album che
punta forte sull’impatto emotivo, tra il post dei Mogwai, le sospensioni dei King Crimson e la visione prog dei
Porcupine Tree, tra parti soffuse e momenti più tirati, che tradiscono amore
anche verso l’hard. La band ha qualcosa di spirituale, di profondo, che smuove
intimamente, probabilmente per via di tratti malinconici che caratterizzano
perle come Lost people o Ahimsa. Pur non trattandosi di un
concept c’è un tema comune, un filo invisibile che unisce le composizioni,
ossia i vuoti lasciate dalle persone quando abbandonano un luogo ma le tracce
della loro presenza permangono, un racconto in musica che trafigge nelle note
di Gregorius e The Rose. Il disco, uscito nel 2019 per Lizard Records, è la
conferma della bontà del rooster dell’etichetta veneta e di come il nostrano
underground abbia al suo interno davvero tante band degne di nota. (Luigi
Cattaneo)
Lost people (Video)
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