lunedì 18 maggio 2020

GIANT THE VINE, Music for empty places (2019)


Nati nel 2014 dall’incontro tra Fabio Vrenna (chitarra e tastiere), Fulvio Solari (chitarra) e Daniele Riotti (batteria), con l’intento di omaggiare il grande progressive rock settantiano, già a partire dalla scelta del nome del gruppo, crasi tra i Gentle Giant e One for the vine dei Genesis  (da Wind & Wuthering del 1976). Le trame, esclusivamente strumentali del trio, si arricchiscono del basso di Marco Fabricci e del piano suonato da Chico Schoen e Ilaria Vrenna, che fanno di questo Music for empty places un album che punta forte sull’impatto emotivo, tra il post dei Mogwai, le sospensioni dei King Crimson e la visione prog dei Porcupine Tree, tra parti soffuse e momenti più tirati, che tradiscono amore anche verso l’hard. La band ha qualcosa di spirituale, di profondo, che smuove intimamente, probabilmente per via di tratti malinconici che caratterizzano perle come Lost people o Ahimsa. Pur non trattandosi di un concept c’è un tema comune, un filo invisibile che unisce le composizioni, ossia i vuoti lasciate dalle persone quando abbandonano un luogo ma le tracce della loro presenza permangono, un racconto in musica che trafigge nelle note di Gregorius e The Rose. Il disco, uscito nel 2019 per Lizard Records, è la conferma della bontà del rooster dell’etichetta veneta e di come il nostrano underground abbia al suo interno davvero tante band degne di nota. (Luigi Cattaneo)

Lost people (Video)



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