giovedì 7 maggio 2020

OCTOBER EQUUS, Saturnal (2011)


Terzo lavoro discografico, dopo l’esordio omonimo del 2006 e Charybdis del 2008, per gli spagnoli October Equus, che con Saturnal confermavano quanto di buono avevano espresso in precedenza, forti di un incedere sonoro ricco di sfaccettature e di giochi stilistici piuttosto complessi. Nessun compromesso quindi per quella che in patria è ritenuta la band di punta del movimento R.I.O. e avant-prog. Nei primi tre brani la band mette subito tanta carne al fuoco: il clima oscuro e crepuscolare evidenzia affinità con diversi lavori dei King Crimson, con le soluzioni adottate dagli spagnoli che risultano ad alto tasso di difficoltà, in un connubio molto azzeccato tra la chitarra di Angel Ontalva (autore di ottimi spunti solistici), il doppio sassofono suonato dalla coppia Fran Mangas e Alfonso Munoz e il violoncello di Pablo Ortega. L’ascolto si fa difficile e l’attenzione da porre con il passare dei minuti diventa elevata, ma ciò che emerge è la capacità della band di saper affascinare l’ascoltatore, proprio in virtù di situazioni complicate ma ammalianti. Si arriva a metà lavoro e si ha la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un gruppo pieno di idee, che a volte si spinge fin troppo in direzione di quell’avanguardia progressive che in taluni casi risulta attenta al particolare e alla minuziosa rifinitura, ma si dimentica della comunicabilità del prodotto. Il risultato, comunque apprezzabile, a volte si perde tra mille finezze che sfavoriscono l’insieme. Croce e delizia di un genere, che se trova cento estimatori, trova altrettanti detrattori. Si arriva così a Sutices ecuaciones vivientes, molto articolata, il cui tortuoso incedere e i molteplici cambi di tempo sono alleggeriti dal solo di Ontalva, utilizzato come un chorus (se questo è il termine più giusto per un disco degli October Equus). Le conclusive Abre los ojos e Ultimo refugio non fanno altro che confermare i giudizi espressi sin ora, soprattutto quest’ultima, malinconica ma vibrante, di umore inquieto, con tutta la band partecipe e capace di creare anche momenti meno astrusi ma non per questo di minor valore. Non una band per tutti. Questo può essere il giudizio finale una volta giunti al termine del lavoro. Perché l’album ha bisogno di svariati ascolti per essere pienamente immaganizzato e apprezzato. Tolte alcune pecche, a volte comuni ai gruppi che pensano e sviluppano la materia progressiva dentro certi canoni, non si può non rimanere quantomeno affascinati da quanto propongono gli spagnoli. Ascolto quindi obbligatorio per gli amanti dell’avant prog settantiano stile Henry Cow, oltre che dei contemporanei Yugen. (Luigi Cattaneo)

Una mirada furtiva en la noche saturnal (Video)



Nessun commento:

Posta un commento