lunedì 4 maggio 2020

LE PORTE NON APERTE, Le Porte non Aperte (2013)


Ispirato al manifesto degli imprevedibili, un movimento filo anarchico di intellettuali toscani degli anni ’60-70, Golem dei Le Porte Non Aperte racconta il sogno di un uomo che, re della propria esistenza, si trova a perdere il controllo del suo Io, costretto davanti ad una serie di scelte per lui già costruite, che lo portano a mettere in dubbio la sua logica e le ragioni della sua natura. Un concept, questo del 2013, che proponeva le tipiche sonorità del progressive rock d’antan in maniera naturale e per nulla forzata, sin dai primi vagiti dell’album. Re del niente e La città delle terrazze strizzano l’occhio a Balletto di Bronzo e Banco del Mutuo Soccorso, si fanno apprezzare i suoni delle tastiere (soprattutto l’organo) di Filippo Mattioli, le incursioni di Marco Brenzini al flauto e le ritmiche hard di Jacopo Fallai. Molto particolare la voce di Sandro Parrinello, personale, espressiva, mi ha ricordato in alcuni frangenti le vocalità che tanto andavano nella new wave fiorentina degli anni ’80. A ciò aggiungiamo una certa vena hard rock che trasale, affiora con forza e rende il tutto coinvolgente, come nel caso di Binario 8, per poi perdersi nei meandri del blues psichedelico strumentale di Il vicolo dei miracoli. Il contrasto tra l’anima progressive e quella wave affiora anche in Rigattiere dei sogni infranti, dove ci sono dei passaggi strumentali davvero notevoli, soprattutto negli intrecci tra flauto e organo. Anche Oceano - Nel canto della sirena e Animale del deserto pt.1 - La rivolta della tartaruga Elsie confermano lo spirito prog dei toscani. Nella prima si sente anche qualche eco del Battiato sperimentale (quello della trilogia Fetus, Pollution, Sulle corde di Aries), mentre nella seconda si avvicinano ai contemporanei Bacio della Medusa e ai redivivi Spettri. Potete trovare questo loro unico lavoro al seguente indirizzo https://leportenonaperte.bandcamp.com/

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