Dopo L’isolamento dei numeri pari del 2014,
tornano ancora sotto la supervisione dell’Andromeda Relix gli Astrolabio con il
nuovo I paralumi della ragione, un
album che ha iniziato a prendere forma addirittura durante le sessioni di
registrazione del precedente. Ciò che contraddistingue la release è il ricorso
ad una pungente satira, anche politica, elemento ironico tipico del gruppo e
che trova una propria fisionomia anche come critica sociale ai problemi
dell’attualità. Un ritratto a tratti grottesco della società, capace di far
sorridere e riflettere, con il protagonista del racconto che si addormenta
all’inizio dell’album per svegliarsi solo alla fine, in un percorso in cui
viene ad incontrare situazioni quotidiane frustranti e drammatiche. Tante le
idee messe sul piatto dal quartetto (Michele Antonelli alla voce, alla chitarra
e al flauto, Paolo Iemmi al basso, Alessandro Pontone alla batteria e Massimo
Babbi alle tastiere) in questo disco, un piccolo e ulteriore passo avanti
rispetto al debut e sempre impregnato dei classici stilemi che hanno fatto la
storia del prog, a cui va però aggiunta l’indubbia personalità nel trattare la
materia. Dormiveglia #1 è l’inizio
del sogno (o dell’incubo), un tributo a Blackbird
dei Beatles che anticipa Nuovo Evo,
un hard prog tirato che sottolinea l’angoscia dell’immobilismo perenne che deve
affrontare l’eroe comune e che vede la significativa partecipazione di Lucia
Caffini al violino. Una cosa presenta
tracce di R.I.O., con parti al limite del demenziale e che lasciano trasparire
doti sinora non emerse del tutto. Pubblico
impiego è una denuncia polemica ed ironica sullo status degli impiegati
statali (e affini) e vede presente Andrea Calzoni (Psycho Praxis, Il Paradiso
degli Orchi) al flauto, prima dell’ottima Arte(Fatto),
brano malinconico e che colpisce nel profondo. Otto oche ottuse (di nuovo con il bravo Calzoni) è la
rielaborazione di un vecchio pezzo strumentale degli Elettrosmog (la band
precedente alla nascita degli Astrolabio) ed è una composizione breve e
circolare ma molto gradevole. Di tutt’altro spirito è La casa di Davide, 10 minuti ispirati ai fatti sanguinosi che da
anni imperversano nei territori palestinesi e forse il punto più alto della pur
breve carriera dei veronesi. Molto buona anche Sui muri con il suo spleen mesto dedicato all’oblio e al
decadimento, prima del risveglio di Dormiveglia
#2 che come il suo alter ego iniziale omaggia il lavoro di Paul McCartney e
soci. Il disco è probabilmente meglio messo a fuoco rispetto al precedente, ha
meno cali e offre spunti qualitativamente più alti con alcuni picchi di
notevole fattura, segno che l’ensemble sta crescendo e che il futuro può essere
per loro ricco di soddisfazioni e traguardi. (Luigi Cattaneo)
Album trailer
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