martedì 25 aprile 2017

ESTETICA NOIR, Purity (2017)


Il progetto Estetica Noir nasce nel 2013 per mano di Silvio Oreste, cantante ma anche chitarrista (nonché impegnato ai synth) e Riccardo Guido al basso (la line up viene completata da Paolo Accostato alla batteria e Guido Pancani alla chitarra) e da subito si contraddistingono per sonorità new wave e dark rock ottantiane, che presto si contaminano di elettronica e che vedranno la giusta rifinitura con l’ep omonimo di debutto. I primi passi permettono loro di farsi conoscere nell’ambiente goth e dark (anche grazie all’inserimento di alcuni pezzi in compilation di settore) e di aprire i live di band storiche come Christian Death e The Chameleons. Dopo aver firmato con l’etichetta Red Cat, ad inizio 2017 pubblicano il primo full lenght, Purity, confermando l’amore per certi suoni oscuri e criptici. A differenza del suo predecessore il disco presenta tutti brani cantati in inglese, con il gruppo che ha deciso di lavorare con una certa costanza sui singoli suoni e su arrangiamenti curati, riuscendo così a creare composizioni strutturate e organiche. Pur avendo un chiaro background dark i torinesi provano ad instillarlo con altri umori, citando lungo il percorso Nine Inch Nails, Killing Joke, The Cure, Bauhaus e Joy Division, con una base ritmica che fa del dinamismo propulsivo la propria forza, in perfetta sintonia con una coppia di chitarristi che sanno essere piuttosto diretti. Un interplay che vive anche grazie ad inserti elettronici che legano le trame in modo atmosferico e inquieto, su cui si staglia l’ottima prova di Oreste al canto. Hallow’s trick è una grande apertura, mostra chiaramente in che direzione si muove il platter e quanto sia importante per loro l’ondata darkwave ottantiana. Ian Curtis e soci sono d’altronde un bel riferimento e ciò si avverte anche in Plastic noosphere, mentre alza il ritmo In heaven, uno dei pezzi dal taglio più rock tra i presenti. Furente I hate, una saturazione elettrica riconducibile anche ai grandissimi Virgin Prunes, così come Polarized continua a scavare nell’abisso con forza e intensità. I The Cure fanno capolino nella mestizia di Deluxe Lies Edition e gli Estetica Noir hanno anche il tempo di piazzare una cover, I’m not scared degli Eight Wonder (ma scritta dai Pet Shop Boys). A dangerous perfection sembra omaggiare 30 anni di dark rock, prima del finale electro-industrial di You make life better. Ci sono anche due brevi strumentali ma sono più degli intermezzi che dei brani strutturati (Suicide walk e Hypnagogia) e non aggiungono nulla ad un esordio affascinante e indicato per quanti hanno nostalgia di una corrente non secondaria degli anni ’80 e che in parte ritroviamo in ensemble contemporanei come Interpol e Film School. (Luigi Cattaneo)
 
Hallow's trick (Video)
 

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