Il progetto Estetica
Noir nasce nel 2013 per mano di Silvio Oreste, cantante ma anche chitarrista
(nonché impegnato ai synth) e Riccardo Guido al basso (la line up viene
completata da Paolo Accostato alla batteria e Guido Pancani alla chitarra) e da
subito si contraddistingono per sonorità new wave e dark rock ottantiane, che
presto si contaminano di elettronica e che vedranno la giusta rifinitura con
l’ep omonimo di debutto. I primi passi permettono loro di farsi conoscere
nell’ambiente goth e dark (anche grazie all’inserimento di alcuni pezzi in
compilation di settore) e di aprire i live di band storiche come Christian
Death e The Chameleons. Dopo aver firmato con l’etichetta Red Cat, ad inizio
2017 pubblicano il primo full lenght, Purity,
confermando l’amore per certi suoni oscuri e criptici. A differenza del suo
predecessore il disco presenta tutti brani cantati in inglese, con il gruppo
che ha deciso di lavorare con una certa costanza sui singoli suoni e su
arrangiamenti curati, riuscendo così a creare composizioni strutturate e
organiche. Pur avendo un chiaro background dark i torinesi provano ad
instillarlo con altri umori, citando lungo il percorso Nine Inch Nails, Killing
Joke, The Cure, Bauhaus e Joy Division, con una base ritmica che fa del
dinamismo propulsivo la propria forza, in perfetta sintonia con una coppia di
chitarristi che sanno essere piuttosto diretti. Un interplay che vive anche
grazie ad inserti elettronici che legano le trame in modo atmosferico e
inquieto, su cui si staglia l’ottima prova di Oreste al canto. Hallow’s trick è una grande apertura,
mostra chiaramente in che direzione si muove il platter e quanto sia importante
per loro l’ondata darkwave ottantiana. Ian Curtis e soci sono d’altronde un bel
riferimento e ciò si avverte anche in Plastic
noosphere, mentre alza il ritmo In
heaven, uno dei pezzi dal taglio più rock tra i presenti. Furente I hate, una saturazione elettrica
riconducibile anche ai grandissimi Virgin Prunes, così come Polarized continua a scavare nell’abisso
con forza e intensità. I The Cure fanno capolino nella mestizia di Deluxe Lies Edition e gli Estetica Noir
hanno anche il tempo di piazzare una cover, I’m
not scared degli Eight Wonder (ma scritta dai Pet Shop Boys). A dangerous perfection sembra omaggiare
30 anni di dark rock, prima del finale electro-industrial di You make life better. Ci sono anche due
brevi strumentali ma sono più degli intermezzi che dei brani strutturati (Suicide walk e Hypnagogia) e non aggiungono nulla ad un esordio affascinante e
indicato per quanti hanno nostalgia di una corrente non secondaria degli anni
’80 e che in parte ritroviamo in ensemble contemporanei come Interpol e Film
School. (Luigi Cattaneo)
Hallow's trick (Video)
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