mercoledì 12 aprile 2017

PIER BERNARDI, Re-Birth (2017)


Arriva al primo disco solista Pier Bernardi, bassista che ha lavorato con nomi di spicco della scena internazionale (primo su tutti il grande Paul Gilbert) e lo fa con un lavoro strumentale figlio della voglia di rinascere, artisticamente e personalmente. Re-birth è frutto di riflessioni che sanno coinvolgere e Pier si è fatto coadiuvare da ottimi professionisti come Michael Urbano alla batteria (Sheryl Crow, Smash Mouth, Ligabue), Ace alla chitarra (Skunk Anansie) e Giovanni Amighetti ai synth (che si è occupato anche della produzione artistica), oltre che da David Rhodes alla chitarra (Peter Gabriel), Roger Ludvigsen alla chitarra e Paolo Vinaccia a batteria e percussioni nell’ispirata Grace (scelta come primo singolo). L’album è molto sentito e comunicativo, Bernardi intreccia il proprio vissuto con quello del paese, con il sound che rispecchia i titoli scelti (l’amorevole dedica di My eyes are yours, la martellante verve di Stars and Stones). Il bassista è un interprete espressivo (While you are sleeping), che non ha timore di giocare con il rock più classico (la furente I’m ready now, quasi un grido liberatorio) ma tutti i coinvolti fanno un’egregia figura, complice un songwriting immediato e gradevole (A bus, your hand). Le doti tecniche ci sono ma Pier preferisce puntare sull’impatto e sul groove, con qualche frangente più particolare che non tradisce la natura del platter, curato negli arrangiamenti e nei particolari (le registrazioni si sono svolte al Dudemusic Studio di Stefano Riccò). Il basso di Bernardi è chiaramante protagonista ma non invade la scena, non diviene prevalente per oscurare gli altri suoni, permettendo così una certa coesione che avvantaggia dinamismo e propulsione ritmica. Re-birth è sicuramente un buon esordio, che mette in luce capacità di scrittura sinora non conosciute e lascia aperte diverse porte per interessanti sviluppi futuri. (Luigi Cattaneo)
 
Grace (Official Video)
 

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