Nati solo nel 2016, i
Ruxt sono una band formata da musicisti di comprovata esperienza (Matt Bernardi
dei Purplesnake alla voce, Stefano Galleano e Andrea Raffaele alle chitarre,
Steve Vawamas degli Athlantis e dei Mastercastle al basso e Alessio Spallarossa
dei Sadist alla batteria) che hanno deciso di unire le loro forze per creare un
esordio energico e debitore dell’hard & heavy. Behind the masquerade è un concentrato di Deep Purple, Whitesnake e
Ronnie James Dio e non manca negli arrangiamenti qualche riferimento al
progressive, dettato probabilmente anche dall’abilità tecnica del quintetto (a
cui bisogna affiancare alcuni ospiti di spessore come Pier Gonnella ed Emiliano
Manuguerra alle chitarre oltre che Dave Garbarino e Damiano Tacchini alle
tastiere, elementi importanti nell’economia del platter). I genovesi pur
muovendosi nell’hard rock classicheggiante hanno ben presente quanto sia
importante essere melodici oltre che diretti, riuscendo nell’intento di
sfornare un debut davvero molto valido e che mostra tutto il background di cui
dispone l’ensemble. Feeling e pathos che rispecchiano l’amore per un certo tipo
di rock, a cui va aggiunta una certa compattezza di fondo e una cura compositiva
che solo chi ben conosce la materia possiede. Il trittico iniziale regala delle
perle di hard melodico, con Scare my
demons ad aprire il lavoro in maniera potente ed epica, con la coppia
ritmica giustamente in prima linea. Segue Soul
keeper, uno dei pezzi meglio riusciti del disco e l’entusiasmante Spirit road, con un chorus quanto mai
azzeccato e catchy. Cala il ritmo con Forever
be, che non perde però in magniloquenza e grazia, prima di due momenti più
heavy come Where eagles fly e Lead your destiny, dove si affacciano
anche le influenze di band seminali come Saxon e Iron Maiden. Tanta foga lascia
poi spazio alla breve e gradevole ballata A
new tomorrow, seguita dalla più che discreta Daisy e da Life, unico
brano piuttosto anonimo del disco. Sul finale però i Ruxt piazzano l’heavy
massiccio di Between the lies e Madness of man e l’ottima power ballad Forgive me, molto sentita e
coinvolgente. Chiude l’album l’omaggio ai Deep Purple di Fortune of soldier tratto da Stormbringer
del 1974. (Luigi Cattaneo)
Soul keeper (Video)
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