Cantante e compositore,
Antonio Giorgio è il mastermind dietro questo nuovo progetto targato Andromeda
Relix, un lavoro fieramente epico, intriso di power metal e hard rock, con
qualche frangente lievemente progressivo. Golden
Metal – The Quest of Inner Glory è un lavoro per sua stessa natura
magniloquente, che arriva dopo svariati demo e dischi autoprodotti e che pare
prevalentemente indirizzato ai fan di Virgin Steele, Omen e Manilla Road, un
album realizzato in due anni insieme a membri della power band Fogalord, dei
sinfonici Astral Domine (ora Veil of conspiracy) e di due band di hard rock
melodico come Bluerose e Thunderproject (Stefano Paolini, Enrico Di Marco e
Luca Gagnoni alle chitarre, Giuseppe Lombardo al basso, Nicolò Bernini alla
batteria, Mattia Bulgarelli alle tastiere, Dany All alle tastiere e alla voce e
infine Riccardo Scaramelli presente solo nella bella cover di Alone Again dei Dokken). Con queste
premesse il disco è un chiaro omaggio al metal più classico, quello orgoglioso
e nobilmente vintage nella forma e nella costruzione, nelle atmosfere
epicamente gotiche e valorose di un concept allegorico in cui l’irpino ha messo
tutto se stesso, con i pro e i contro di un genere ben radicato nella storia.
Il songwriting è quindi figlio di questa passione verace, di ascolti che
probabilmente accompagnano da sempre l’autore ed è canalizzato all’interno di
un percorso, prendere o lasciare, definito, ma che forse potrebbe non essere
definitivo vista l’abbondanza di carne messa sul fuoco. Peccato per alcuni
momenti in cui la voce emerge meno di quanto dovrebbe, soprattutto nei brani
più heavy dove una potenza vocale più marcata e profonda avrebbe giovato
senz’altro, aspetto che non ho riscontrato nelle parti più rallentate come
l’ottima e doomy The reaper. Pur
trovando il platter altalenante nel suo incedere devo dire che Antonio sceglie
saggiamente di non esagerare mai con acuti vocali fastidiosi o sopra le righe,
preferendo una meticolosità d’insieme che porta alla creazione di brani in cui
l’aspetto melodico ha una certa rilevanza, come nel caso di Lost & Lonely o Luminous demons, esempi piacevoli della commistione tra heavy e
power metal. Meno interessanti a mio giudizio la canonica title track iniziale
e Forever we are one, più anonima
rispetto alle altre, mentre maggiormente penetranti sono la gloriosa suite Beyond heaven and hell divisa in tre
capitoli e il buon finale di Et in
Arcadia Ego suite con parecchie idee al suo interno. The Quest of Inner Glory risulta quindi un disco gradevole,
indirizzato probabilmente solo verso un certo tipo di pubblico che già apprezza
queste sonorità, in attesa di scoprire se l’artista irpino ha intenzione di
proseguire su questa strada anche in futuro o instillare il suo credo musicale
con altri elementi. (Luigi Cattaneo)
The Vision (Video)
Ciao Luigi,grazie per la bella recensione.
RispondiEliminaPer il futuro previsti sviluppi più progressivi,questo è un album più classicamente epico e metal,ma non troppo come hai potuto sentire.
La differenza è nei dettagli;-)
Saluti & Prog 'on!
AG