Vincitore dell’ultimo
premio Luigi Tenco, il nuovo lavoro di Claudio Lolli è un ritorno ad otto anni
di distanza da Lovesongs, per quello
che è lecito considerare come uno dei cantautori più importanti e significativi
del panorama italiano. La novità saliente è che Il grande freddo (che richiama l’omonimo film di Lawrence Kasdan) vede Lolli collaborare nuovamente con
Danilo Tomasetta (sax) e Roberto Soldati (chitarra), musicisti appartenenti al
Collettivo Autonomo Musicisti di Bologna con cui produsse il meraviglioso Ho visto anche degli zingari felici del
1976. A completare la formazione troviamo i validissimi Nicola Alesini (sax),
Paolo Capodacqua (chitarra acustica), Giorgio Cordini (bouzouki e chitarra
acustica), Felice Del Gaudio (basso e contrabbasso), Pasquale Morgante
(pianoforte, fender rhodes e tastiere), Alberto Pietropoli (sax) e Lele
Veronesi (batteria). L’album è, come da tradizione lolliana, pieno di poesia e
pacata tristezza e il titolo contiene una triplice valenza: esistenziale perché
specchio dell’indifferenza che circonda la società moderna, politica (la fine
della sinistra con cui è cresciuto l’autore) e filosofica in quanto metafora di
morte, elementi simbolo di quello che si potrebbe anche definire un concept
morale. L’esemplare title track racchiude l’essenza del disco, la malinconica
visione di un mondo parco d’amore e di solidarietà verso l’altro, una critica
amara che prosegue nella grazia antica di La
fotografia sportiva (ispirata al fotoreporter Roberto Serra). Le
riflessioni delicate ma pungenti di Lolli producono le ottime Non chiedere e 400000 colpi, brani trademark del pensiero del cantastorie bolognese,
mentre in Sai com’è Lolli recupera
una lettera postuma del partigiano Giovanni alla moglie, confezionando una
composizione intrigante e classica. La disillusione è argomento caro a Lolli e
le trame di Gli uomini senza amore sono
lì, laddove ce ne fosse bisogno, a dimostrarlo, prima dell’autobiografica Prigioniero politico e dell’omaggio a
quelle donne che vendono la propria esistenza per metterla al servizio degli
altri di Principessa messamale.
Chiude il disco lo spoken word di Raggio
di sole, con Lolli che si chiede, senza darsi risposta, se mai riuscirà a
sconfiggere questo grande freddo. Senza fare paragoni inutili con gli storici Ho visto anche degli zingari felici o Aspettando Godot, Il grande freddo è un buon disco, ispirato e con delle felici
intuizioni, sostenute da una line up rinnovata e coesa, forse tra le migliori
del percorso più che quarantennale di Lolli. A corredo del discorso testuale e
musicale (binomio imprescindibile per il compositore) le illustrazioni (una per
traccia) di Enzo De Giorgi, finestre pittoriche attraverso le quali i
personaggi dei testi prendono vita e si manifestano a noi. (Luigi Cattaneo)
Sai com'è (Video)
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