Luca Briccola è uno di
quei personaggi dell’underground italico che spesso raccoglie meno di quanto
semina. Mogador, Trewa, Sarastro Blake, gruppi autori di ottimi album troppe
volte conosciuti più dagli addetti ai lavori che purtroppo dagli appassionati.
Sperando non sia il caso anche di questo Beware
the selvadic, terzo disco targato Trewa (Luca Briccola alla chitarra, alle
tastiere, al flauto, alla fisarmonica, al banjo e alle percussioni, Lucia
Amelia Emmanueli alla voce, al flauto e al clarinetto, Claudio Galetti alla
voce, Joseph Galvan al basso, Filippo Pedretti al violino e al glockenspiel e
Mirko Soncini alla batteria) e contaminato da maggiori influenze heavy, a cui
vanno affiancate le solite componenti folk e progressive (Pentangle, Jethro
Tull, Opeth). Permangono quindi le sonorità tipiche dei comaschi, a cui però
vengono aggiunte sfuriate hard che finiscono per rendere la proposta
maggiormente greve e in alcune parti accostabile agli Eluveite. Si parte con Skaldic kin (ispirata alla medievale Cantiga n ° 166), un crossover ben riuscito di folk, dark e metal abbellito dal
violoncello di Irina Solinas. A seguire Where
the hawks wait ready (che invece si basa sul tradizionale irlandese Sweeney’s buttermilk), decisamente heavy
seppure fanno capolino strumenti tradizionali come il whistles di Massimo
Volontè e il bodhran di Riccardo Tabbì. Si vira verso il folk con la ballata The soldier’s scars, mentre il country
di Cold frostly morning viene
utilizzato per Awakening, brano dove
troviamo anche i consueti fraseggi prog metal del sestetto. Pure The woodwose si avvale di tale
dicotomia, con la struttura folk che viene irrobustita da ritmiche
accelerate e grandiosi riff chitarristici, un pezzo epico tra i migliori del
platter. Se White sails continua
sulla stessa falsariga, Sublime selvadic guarda
al medioevo catalano (riprendendo il tema Stella
splendens) con le importanti partecipazioni di Tabbì, la voce di Richard
Allen e l’arpa di Rossana Monico. The
quiet lady segna il ritorno della Solinas e del folk marcato Trewa, così
come Olaf the stoner si basa invece
sul medievale norvegese Herr Olof e
veleggia in territori prog folk metal. In A
shimmering sword vi è di nuovo il bodhran di Tabbì ma soprattutto la
cornamusa di Melissa Milani, che ovviamente finisce per dare quel profumo di
Scozia alla composizione. Clayton riprende
il klezmer Odessa Bulgarish
contornandolo di sviluppi hard, prima del finale country di Horizons, suggello di una prova curiosa,
estremamente eterogenea e di grande cultura. (Luigi Cattaneo)
The woodwose (Video)
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