Celebrare alcuni
personaggi chiave del novecento musicale e dell’immaginario collettivo come
Pink Floyd, Zappa e in questo caso Jimi Hendrix presuppone avere quantomeno una
discreta dose di follia, quella che ha spinto i Machine Mass a tributare il
genio di Seattle. Ci vuole anche talento ovviamente ma di quello sono
indubbiamente forniti Antoine Guenet (tastiere, synth e piano acustico) dei
Wrong Object e degli Univers Zero, Michelle Delville (chitarra), anche lui
proveniente dai Wrong Object e presente anche nel sestetto di Alex Maguire e
nei douBt e Tony Bianco (batteria e percussioni), elemento che ha suonato con
Elton Dean e Dave Liebman. Il trio è una combinazione vincente di psichedelia,
rock progressivo settantiano e jazz canterburiano, elementi che vengono
instillati in brani immortali come Purple
Haze, Spanish Castle Magic o Fire, di cui rimane l’archetipo oltre
che alcune dinamiche originali. La band non segue giustamente il canovaccio
hendrixiano ma vola libera, fresca, premia l’istinto con passaggi al limite del
free, suggella gli arrangiamenti con vibranti tessiture di synth e tastiere che
completano una revisione in cui convive lo spirito di Jimi con l’autonomia di
interpreti esperti e sicuri. Un’operazione rischiosa ma affascinante, proprio
per la ferrea volontà di limitare convenzioni e inibire steccati (come da
tradizione Moonjune Records), di non muoversi lungo una sola linea retta ma di
inerpicarsi in un labirinto di prospettive, ripensando il percorso di Hendrix
con acume e rispetto. Machine Mass plays
Hendrix è un grande omaggio, brillante e avventuroso, consigliato agli
estimatori della sua musica, che è sempre stata senza catene e schemi
precostruiti. (Luigi Cattaneo)
You got me floatin (Video)
Nessun commento:
Posta un commento