Primo full lenght per i
Quarto Vuoto, che dopo la dipartita del cantante e violinista Federico Lorenzon
scelgono di pubblicare un album interamente strumentale e vicino alla psichedelia
floydiana e al progressive dei King Crimson. I trevigiani concepiscono con Illusioni un lavoro molto strutturato,
con passaggi atmosferici, dark e qualche spunto avanguardistico che ben si
amalgama con certi sviluppi sonori. Sontuosa la vena psichedelica di Nei colori del buio, con Mattia
Scomparin (tastiere e piano) protagonista nel creare suggestivi tappeti che
finiscono per imparentarsi con l’ambient ricercato di Brian Eno e il tanto
discusso The endless river dei Pink
Floyd. Coscienza sopita mette in
mostra la coppia ritmica formata da Edoardo Ceron (basso) e Nicola D’amico
(batteria) e il dinamismo di Luca Volonnino (chitarra), per un brano che
sintetizza l’amore per il progressive e la psichedelica, mentre Impasse è uno dei momenti migliori, con
Giulio Dalla Mora al sax tenore che ben si cala nelle dinamiche dei Quarto
Vuoto, qui forse all’apice della loro pur breve carriera. Difatti la
composizione è una lunga e articolata cavalcata sospinta da pulsioni dark prog,
vagiti space e Kraut in odore di Cluster e sussulti psichedelici in cui è
importante il lavoro d’insieme. A dire il vero anche la seguente Apofis si muove sulla stessa scia
(presenza di Dalla Mora compresa), dove forse viene accentuata la componente
rock del quartetto, prima di Due ° Io,
un bel incontro/scontro tra forza e delicati spunti psichedelici e la conclusiva
e raffinata Tornerò, impreziosita dal
violino acustico di Mauro Spinazzè, indubbiamente un bellissimo finale per un
lavoro di grande pregio e che celebra la crescita esponenziale della band
veneta, molto più interessanti e affascinanti rispetto al pur piacevole ep
d’esodio del 2014. (Luigi Cattaneo)
Apofis (Video)
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