venerdì 24 novembre 2017

TRAUMA FORWARD, Scars (2017)



Scars è il primo album dei toscani Trauma Forward, duo composto da Jacopo Bucciantini (batteria e voce) e Davide Lucioli (tastiere e voce) e coadiuvati da Francesco Zuppello (chitarra) e Michael De Palma (basso), un concept surreale fatto di immagini e suoni onirici e sperimentali, che parte dai famosi tagli di Fontana per raccontare di squarci e patimenti interiori, dove tutto risulta posticcio e ingannevole (a partire dall’interessante artwork del disco). Il platter è fatto di spunti acustici, schegge elettroniche e dark prog e già l’iniziale Into the labyrinth, con il suo tetro organo introduttivo è esemplificativa di un percorso in cui troviamo gli Jacula, i Goblin e un certo post rock impalpabile e sfuggente. Più soffusa la partenza di Red shadows, con l’interplay tra tastiere e chitarra che lungo il brano ricorda anche qualcosa dei Piano Room, prima del finale narrato con mestizia da Lucioli. In Sundown living puppet il protagonista è di nuovo Lucioli con le sue tastiere, sostenute dalle ritmiche di Bucciantini, mentre nella seguente Cloud in a bottle il quartetto crea un affascinante bozzetto astrale. Sometimes I feel vede di nuovo il duo all’opera, lasciando libero sfogo a fantasiose escursioni elettrodark, Waiting’s four Seasons è invece proiettata verso suoni liquidi, vellutati, quasi fragili nella loro essenza. La title track è un’alternanza di passaggi aggressivi e armoniosi, un contrasto tra elementi che poi è alla base del plot generato dai Trauma Forward e che trova conferma nelle trame acustiche di Sense of consciousness, vicina ad alcuni episodi degli eterei neofolk Corde Oblique. Foggy hills ritorna sul versante elettronico ma risulta più banale rispetto agli episodi precedenti, maggiormente interessante è invece la malsana indole di Behind the line, un heavy dark a tinte gotiche. A rusty piece of mind nelle parti elettroniche si avvicina all’EBM, per poi variare il contesto con l’agire della chitarra di Zuppello, prima della conclusiva Woman with parasol che finisce per fare il verso ad alcuni suoni tipicamente orientali! C’è una discreta varietà in questo debut, una costante ricerca sulle dinamiche che denota voglia di esplorare ma anche la capacità di non esagerare, di riuscire a comunicare qualcosa pur non utilizzando un linguaggio ortodosso, segnali tutt’altro che secondari per una band ancora giovane e con margini di crescita. (Luigi Cattaneo)
 
Into the labyrinth (Video)
 


 
 

 
 

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