Pregevole ritorno per i
brasiliani Dark Avenger, un gruppo che con gli anni si è molto migliorato e ha
creato una base di fan anche qui in Italia che non avranno difficoltà nel
riconoscere The beloved bones : Hell come
uno dei dischi più riusciti dell’act carioca. Il nuovo platter conferma
ovviamente la carica heavy insita nei verdeoro, con squillanti trame epic e
fraseggi che finiscono per lambire il thrash metal tecnico, un percorso
forgiato da aggressività e pathos. I Dark Avenger hanno dalla loro
un’attenzione immensa per la melodia, che diviene elemento focale pure nei
frangenti più duri, segno delle raffinate doti di songwriting sempre più
sviluppate dell’ensemble. Il mood inquieto e malinconico con cui sono stati costruiti
parecchi brani si sposa con la potenza della coppia di chitarristi Glauber
Oliveira e Hugo Santiago e una sezione ritmica corposa e precisa formata dal
basso di Gustavo Magalhaes e dalla batteria di Anderson Soares (segnalato però
come musicista esterno alla band), musicisti egregi su cui si muove
sontuosamente la voce di Mario Linhares. Si parte in quarta con The beloved bones, che si apre con un
ipnotico intro di violino di Mayline Violinist, che ben presto viene spazzato
via da un tremendo riff thrash metal che indirizza la trama verso lidi cari ai
Nevermore, con frangenti davvero molto violenti. Smile back to me conferma l’aurea cupa e diabolica e la pesantezza
del thrash, condita però da sfumature epiche coinvolgenti. Non dispiace nemmeno
il grandeur gotico di King for a moment
in cui vengono delineati alcuni topoi del gruppo, che oscilla tra epic, sfuriate
heavy e sensibilità melodica. This
loathsome carcass è ancora fosca e greve ma lascia intravedere uno
spiraglio di luce, qui tradotto per mezzo di note che riescono a sedurre chi
ascolta. È solo un attimo, perché i brasiliani non hanno nessuna intenzione di
porre freno al loro spirito bellico e i riff sostenuti di Parasite sono lì a dimostrarlo. Breaking
up again inizia come una delicata e inusuale ballata, per poi aggredire con
ferocia l’inerme spettatore di questa furia (in)controllata. Un po’ di prog
irrompe in Empowerment, soprattutto
per una certa enfasi, la maestosa melodia portante e una riuscita parte strumentale,
mentre Nihil mind appare più diretta
e immediata, pur essendo tutt’altro che scontata. Purple letter non cambia registro ma si arricchisce della presenza
di Marcella Dourado alla voce, un duetto godibile e sinuoso, prima di ben due
ballate, Sola mors liberat, con il
piano di Vinicius Maluly e la bonus track When
shadows falls, poste insieme a concludere un disco ricchissimo di idee e
vera manna per tutti gli amanti dell’hard & heavy. (Luigi Cattaneo)
The beloved bones (Video)
Grazie mille amico Luigi Cattaneo... we really appreciate your words.
RispondiEliminaMario Linhares - Dark Avenger