giovedì 16 novembre 2017

INARMONICS, A thing of beauty (2017)

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A thing of beauty è il debut degli Inarmonics, un crossover intelligente tra influenze black, indie rock e fraseggi strumentali che puntano molto su groove e impatto. Registrato interamente in presa diretta come un disco del passato, l’album contiene più anime, una contaminazione tra stili che risulta da subito gradevole e cerca di non limitare la voglia di toccare generi differenti. Anche la voce di Gianluca Gabrielli riesce a spaziare seguendo il mood delle varie tracce, apparendo più soul quando il contesto lo esige o volutamente drammatica nelle parti maggiormente tirate o oscure, merito anche di bravi musicisti come Massimiliano Manocchia (chitarra), Giampaolo Simonini (basso) e Manuel Prota (batteria). L’iniziale Disma mostra subito le sfumature del loro sound, con qualche spunto prog che non dispiace affatto, mentre la title track ha un gusto decisamente più vicino alla black music, con elevati dosi di appeal che potrebbero far funzionare il pezzo anche nelle radio nazionali. Bello il tribalismo di In the park, nervoso e turbolento, aspetto che ci conduce al dinamismo di Funkarabian Scat, uno strumentale che unisce il funky rock e il Medio Oriente. Tale splendore lascia il posto a History, più indie ma comunque convincente, ma è solo un passaggio, perché Farabutto è un nuovo favoloso e vibrante strumentale che mette in mostra doti tecniche e un notevole interplay tra il quartetto. Toni da ballata con Gone too fast, prima del finale di More wine, carico di buone vibrazioni (in alcuni momenti mi ha fatto pensare al periodo più ispirato di Ben Harper) e ottima conclusione di un disco volutamente senza un’unica direzione, capace di lambire più ambiti grazie a idee e coraggio. (Luigi Cattaneo)

Di seguito il link per ascoltare l'album per intero https://itunes.apple.com/it/album/a-thing-of-beauty/1227674427?i=1227675345

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