A thing of beauty è il debut degli Inarmonics, un crossover
intelligente tra influenze black, indie rock e fraseggi strumentali che puntano
molto su groove e impatto. Registrato interamente in presa diretta come un
disco del passato, l’album contiene più anime, una contaminazione tra stili che
risulta da subito gradevole e cerca di non limitare la voglia di toccare generi
differenti. Anche la voce di Gianluca Gabrielli riesce a spaziare seguendo il
mood delle varie tracce, apparendo più soul quando il contesto lo esige o
volutamente drammatica nelle parti maggiormente tirate o oscure, merito anche
di bravi musicisti come Massimiliano Manocchia (chitarra), Giampaolo Simonini
(basso) e Manuel Prota (batteria). L’iniziale Disma mostra subito le sfumature del loro sound, con qualche spunto
prog che non dispiace affatto, mentre la title track ha un gusto decisamente
più vicino alla black music, con elevati dosi di appeal che potrebbero far
funzionare il pezzo anche nelle radio nazionali. Bello il tribalismo di In the park, nervoso e turbolento,
aspetto che ci conduce al dinamismo di Funkarabian
Scat, uno strumentale che unisce il funky rock e il Medio Oriente. Tale
splendore lascia il posto a History,
più indie ma comunque convincente, ma è solo un passaggio, perché Farabutto è un nuovo favoloso e vibrante
strumentale che mette in mostra doti tecniche e un notevole interplay tra il
quartetto. Toni da ballata con Gone too
fast, prima del finale di More wine,
carico di buone vibrazioni (in alcuni momenti mi ha fatto pensare al periodo
più ispirato di Ben Harper) e ottima conclusione di un disco volutamente senza
un’unica direzione, capace di lambire più ambiti grazie a idee e coraggio.
(Luigi Cattaneo)
Di seguito il link per ascoltare l'album per intero https://itunes.apple.com/it/album/a-thing-of-beauty/1227674427?i=1227675345
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