Gli Holyphant sono un
power trio nato nel 2013 (Mr.Fab alla batteria, Bale alla chitarra, al sitar,
alla synth guitar e alla voce e Theo al basso e ai synth) con l’intento di
rendere omaggio tanto all’hard settantiano dei Deep Purple, quanto al doom
primordiale dei Black Sabbath. Ben presto le influenze aumentano e in questo
omonimo disco (dopo due interessantissimi ep) fanno capolino vibranti
incursioni psych, parti grunge (con riferimenti non so quanto voluti ai primi
Soundgarden) e soprattutto le caratteristiche movenze stoner sinora sempre
presenti nel progetto. L’album si apre con la psichedelica Hallucinations, un brano che mostra alcune coordinate tipo del
sound dei veneti, in bilico tra possenti distorsioni e frangenti più delicati.
Affonda nello stoner A new omen, un
pezzo dalla struttura poderosa ed energica come vuole la tradizione del genere.
La buonissima Beholders of time è
un'altra cavalcata segnata dai riff di Bale, sempre impregnati di potenza e
grande vitalità, così come importanti risultano le ritmiche articolate da
Mr.Fab e Theo e l’atmosfera settantiana che si respira, background di partenza
da non sottovalutare. Stupenda la lunga The
shipwreck, catarsi di stoner psichedelico e con buone parti strumentali,
mentre Life denied spinge verso
territori hard, suoni che gli Holyphant manipolano alla grande. Continua sulla
stessa falsariga The matriarch, prima
di Mystical dimension, che si avvale
di una coda strumentale di grande presa e Forgiveness,
una ballata crepuscolare di sicuro effetto. Finale affidato a The cellar, summa del pensiero creativo
della band e ottima conclusione di un primo full lenght di buonissima fattura,
con più ingredienti al proprio interno e tutti amalgamati con cura tra di loro,
tanto che sarebbe davvero un peccato lasciare confinato nel solo underground
(magari pure locale) un prodotto così intriso di capacità e idee. (Luigi
Cattaneo)
Life denied (Video)
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