Nati pochi anni fa a
Bologna, gli Hyperion non sono proprio dei novelli e annoverano esperienze più o meno significative
nell’underground heavy nazionale (Davide Cotti e Luke Fortini alle chitarre,
Michelangelo Carano alla voce, Giacomo Ritucci al basso e Marco Beghelli alla
batteria). Tutto ciò si sente eccome dall’ascolto di questo bel debut, Dangerous days, un riuscito lavoro a
base di heavy metal con spunti thrash, classico in ogni suo aspetto ma incisivo
e parecchio energico per tutta la sua durata, rispettando quelli che sono i
canoni di un genere che resiste nel tempo e ha il suo zoccolo duro di fan. Il
sound è quindi frutto di una passione lontana, un omaggio ai mostri sacri
sostenuto da doti strumentali di rilievo, che colpiscono soprattutto nelle
folate dettate dal duo di chitarre, sicure nel loro intrecciarsi in un caldo
flusso sonoro. Il platter si dipana tra strutture epicheggianti made in USA,
sparate heavy vicine agli Jag Panzer, NWOBHM e la furia del thrash metal anni
’80, un concentrato di old school che è summa delle parti e che
contraddistingue un esordio davvero interessante per gli amanti del genere.
Ovviamente chi cerca novità di sorta rimarrà deluso ma la qualità complessiva
mediamente alta è l’ottimo biglietto da visita di questo quintetto, bravo nel
coniugare melodia, tecnica e potenza. Gli Hyperion sono l’ennesimo esempio
della partecipazione che anima l’Italia nei confronti di queste sonorità,
confermando come il sottobosco sia pieno di act con potenziale e grandi
capacità. (Luigi Cattaneo)
Dangerous days (Video)
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