martedì 22 maggio 2018

CLAUDIO FASOLI, Haiku Time (2017)

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Torna a breve distanza da Inner sounds (disco e libro che consiglio caldamente) Claudio Fasoli, sassofonista degli storici Perigeo qui in compagnia del Samadhi Quintet (oltre a Fasoli troviamo Michael Gassman alla tromba e al filicorno, Michelangelo Decorato al piano, Andrea Lamacchia al contrabbasso e Marco Zanoli alla batteria). Haiku time nasce dall’idea di sviluppare i codici espressivi degli Haiku, i poemi giapponesi di sole 27 suoni (sillabe) e la musica del platter ha lo stesso intento, ossia emozionare nel minore spazio sonoro possibile, con temi, titoli e interventi solistici contenuti. L’album è un concentrato di minuzie, di raffinatezze contenutistiche che raccontano, in cui ogni elemento è parte di un grandioso ingranaggio, complesso e variegato ma capace anche di saper comunicare. Fasoli dimostra ancora quella curiosità che lo spinse più di quarant’anni fa ad affermarsi come uno dei musicisti di maggior spicco della scena italiana, un decano che non si è mai fermato nel limbo dell’autocompiacimento, trovando di volta in volta stimoli e musicisti con cui sviluppare le sue idee. Il veneto continua nel suo percorso in cui convivono jazz e umori da camera, pulsioni che si cristallizzano per mano di interpreti sicuri, bravi nell’assecondare i concetti dell’elaborato fasoliniano, con Gassman monumentale nel creare un interplay fiatistico di alto livello (le bellissime Wet e Try), Decorato finissimo esecutore di suadenti tappeti e la sezione ritmica dotata di intensità ed energia. Claudio non solo non si accontenta ma pubblica uno dei capitoli più interessanti degli ultimi anni di carriera, segno che ci troviamo dinnanzi ad un’artista ancora desideroso di esprimere ciò in cui crede con ineffabile bellezza. (Luigi Cattaneo)

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