Torna a breve distanza
da Inner sounds (disco e libro che
consiglio caldamente) Claudio Fasoli, sassofonista degli storici Perigeo qui in
compagnia del Samadhi Quintet (oltre a Fasoli troviamo Michael Gassman alla
tromba e al filicorno, Michelangelo Decorato al piano, Andrea Lamacchia al
contrabbasso e Marco Zanoli alla batteria). Haiku
time nasce dall’idea di sviluppare i codici espressivi degli Haiku, i poemi
giapponesi di sole 27 suoni (sillabe) e la musica del platter ha lo stesso
intento, ossia emozionare nel minore spazio sonoro possibile, con temi, titoli
e interventi solistici contenuti. L’album è un concentrato di minuzie, di
raffinatezze contenutistiche che raccontano, in cui ogni elemento è parte di un
grandioso ingranaggio, complesso e variegato ma capace anche di saper
comunicare. Fasoli dimostra ancora quella curiosità che lo spinse più di
quarant’anni fa ad affermarsi come uno dei musicisti di maggior spicco della
scena italiana, un decano che non si è mai fermato nel limbo
dell’autocompiacimento, trovando di volta in volta stimoli e musicisti con cui
sviluppare le sue idee. Il veneto continua nel suo percorso in cui convivono
jazz e umori da camera, pulsioni che si cristallizzano per mano di interpreti
sicuri, bravi nell’assecondare i concetti dell’elaborato fasoliniano, con
Gassman monumentale nel creare un interplay fiatistico di alto livello (le
bellissime Wet e Try), Decorato finissimo esecutore di suadenti tappeti e la sezione
ritmica dotata di intensità ed energia. Claudio non solo non si accontenta ma
pubblica uno dei capitoli più interessanti degli ultimi anni di carriera, segno
che ci troviamo dinnanzi ad un’artista ancora desideroso di esprimere ciò in
cui crede con ineffabile bellezza. (Luigi Cattaneo)
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