32 anni di silenzio,
una scia oscura, cupa, che mai si è esaurita tra gli appassionati del culto
maligno targato Black Hole e che dopo Land
of mistery del 1985 e Living mask
del 2000 (un postumo con registrazioni di fine anni ’80), torna con il nuovo Evil in the dark, ennesimo capitolo
intriso di heavy, elettronica, dark rock e doom. Il leader Robert Measles
(voce, basso, chitarra, organo, tastiere e drum machine), affiancato dal
chitarrista Michael Sinicus, rilascia questo inatteso come back, frutto di
vecchie session di inizio ’90 e nuove idee, sempre mantenendo fede alla sua
concezione lo-fi, una caratteristica che da un lato non esalta alcuni
interessanti sviluppi sonori ma dall’altro accentua ancora di più l’aurea
malsana e ipnotica del progetto, obiettivo probabilmente tra i principali
perseguiti dal compositore. Pregi e difetti che emergono sin dall’iniziale e
lunga title track, perverso canto funebre con una parte centrale dalla
struttura heavy prog e un chorus inquieto a cui partecipa anche Robin Hell alla
batteria. Alien woman e la seguente Holy grail confermano l’attitudine
misteriosa del gruppo, con break evocativi dettati soprattutto dall’uso
interessante dell’organo e delle tastiere e dalla creazione di tenebrosi riff
heavy. Doom metal, lento e nero, pervade la fosca Octopus tenebricus, brano che forse avrebbe beneficiato di una
maggiore cura in sede di arrangiamento, mentre la strumentale The way of unwitting sembra uscita
direttamente dalla soundtrack di un film di genere, mescolando struttura prog a
passaggi orrorifici, per quello che sarà uno dei pezzi meglio riusciti del
disco. A metà lavoro Measles decide di piazzare due tracce molto lunghe, Astral world, nove minuti strumentali a
cavallo tra psichedelia e progressive e X
Files, una sorta di suite divisa in due parti in cui forte è la componente
elettronica, un crossover di heavy dark e space rock che omaggia Edgar Froese
dei Tangerine Dream (soprattutto nella seconda). Inferi domine è una ballata spettrale dominata dall’organo, la long
track Dangerous beings è un heavy
prog profondo e tetro, prima di Nightmare,
dark song strumentale improntata sull’interplay tra l’organo e le ritmiche
hard. Chiusura affidata alla breve The
final death, epilogo organistico in cui Measles mostra anche le sue doti
tecniche. 80 minuti non sempre fluidi, pecca dovuta probabilmente ad una
produzione non all’altezza delle intuizioni e ad un uso smodato della drum
machine, problematiche che però non hanno intaccato il fascino sinistro dei
Black Hole, pressoché immutato nel tempo e che difficilmente scontenterà i fan
di vecchia data e tutti coloro che sono legati ai primi Death SS, al Paul Chain
solista, al dark prog dei Goad, ai The Black di Mario Di Donato e alle colonne
sonore targate Fabio Frizzi. (Luigi Cattaneo)
Album Teaser
Nessun commento:
Posta un commento